Ai lettori
- Accorciamo le distanze
- 10 nov 2021
- Tempo di lettura: 4 min

Lettera aperta sul blog di Accorciamo le distanze e comunicazione dei nuovi sviluppi
Il blog di Accorciamo le distanze è nato un anno e qualche mese fa e sento che abbiamo fatto abbastanza strada per poter guardare indietro con una certa soddisfazione. Scorgo tutte le salite e le discese, i punti dove abbiamo rischiato di cadere, gli incroci che ci chiamavano a una scelta direzionale. Ho la fronte imperlata di sudore, ho il fiato corto...non sono ancora alla meta, eppure il panorama si staglia davanti ai miei occhi e una sensazione di appagamento mi fa sorridere.
Ripenso all'istante nel quale abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio. Eravamo in lockdown, nel primo lockdown, quello imprevisto e imprevedibile, e certamente con un’inevitabile minore consapevolezza di tutto l’insieme. Già allora era difficile: le pareti di casa davano una sensazione di strangolamento e ogni giorno era la fotocopia sbiadita del precedente. Per la prima volta abbiamo sperimentato una nuova forma di solitudine...imposta da regole altrui, da necessità talmente grandi da non riuscire neanche a concepirle davvero. In quei momenti ognuno ha cercato di stare a galla come meglio poteva, anche se nessuno era preparato a un mare così impetuoso. Noi di Accorciamo le distanze abbiamo pensato di realizzare un'idea che ci era balenata in testa tempo prima: un blog. Avevamo il bisogno di realizzare qualcosa per noi, che ci garantisse degli spunti per coltivare la socialità senza incappare nel grigiore di quei giorni. Lì c'era il rischio di congelarsi e non era ciò che volevamo. In tal senso anche la cultura era minacciata dalla medesima possibilità.
L'allarme cultura era un tema molto discusso all'epoca: tutto questo mondo è stato colpito duramente, rientrando tra le categorie meno tutelate e più penalizzate dalle misure anti-covid. Un gruppo come il nostro, piccolo e con mezzi modesti, poteva morire di fronte alle restrizioni fisiche e alla conseguente apatia di coscienza. Per fortuna nessuno di noi voleva lasciare che Accorciamo le distanze sparisse: tutti abbiamo voluto provare a uscire dal pantano dove eravamo capitati.
Il nostro blog è nato così, carico di significato ma genuino. Parliamo di un progetto semplice, senza pretese, volto a una partecipazione attiva e libera: può scrivere chiunque e di qualsiasi cosa. Una condizione di certo dettata dal bisogno di scrittori e di una struttura facilmente gestibile, ma essa nasconde un valore di fondo: vogliamo che il blog sia di tutti, che tutti si sentano di poter farne parte e che ognuno vi ritrovi qualcosa di suo interesse. Nel tempo questa premessa ci ha portato a conoscere molte realtà e persone, dando al progetto una prospettiva ampia e variegata. Ciò ha comportato anche molta fatica, in termini logistici e di relazione, ma di sicuro ne è valsa la pena.
Tale affluenza ci ha aiutato anche quando alcuni di noi hanno imboccato un'altra via e non sono più riusciti a far parte del gruppo. Avere la disponibilità e l'attenzione di altre persone ci ha permesso di superare le molte difficoltà giunte nel susseguirsi dei mesi. Personalmente a me ha dato tanta forza sapere che la gente ci legge e vuole scrivere: mi ha spinto a oltrepassare gli ostacoli, a infischiarmene di ritrattazioni e disfattismi. È con questo pensiero nella mente che il nostro blog continua.
Ecco dunque un progetto figlio del covid e di uno dei peggiori momenti della nostra vita: un blog nato per non durare, per sopperire un bisogno di socialità. È stato un tentativo di scacciare tristezza e torpore di coscienza. Ora però, si spera, le nubi si stanno diradando ed è il momento di scegliere: che cos'è il blog? Che cosa vogliamo farne? Che messaggio vogliamo mandare tramite esso? Era un capriccio o qualcosa di più serio? Io ho risposto a queste domande, ho voluto interrogarmi sul significato di tanto sforzo. Sentendomi spesso in dovere di tenere in equilibrio forze a volte contrarie, che mi spingono avanti e indietro incessanti, devo capire se ne vale la pena. Mi sono detta di sì, perché non posso pensare che il nostro lavoro vada a finire in niente. Sì, perché ci sono persone che ci tengono, perché noi stessi ci teniamo. Una parte di me, forse l'arroganza giovanile, non accetta che un progetto di cui faccio parte non superi la prova del tempo. Sento però che sono cambiate anche delle premesse, che il blog si è evoluto in qualcosa di più grande e importante. Alla fine va fatta semplice: sì perché ci credo, perché ci crediamo!
Non voglio scrivere una lettera piena di sentimentalismi e eroico spirito di sacrificio, ma farò una cosa diversa: sarò realista. Noi ci crediamo, è tutto bellissimo...ma il blog è un progetto molto impegnativo, sia in termini di tempo che di energie. Per questo motivo non riusciamo più a mantenere la frequenza attuale e dobbiamo dimezzarla. D'ora in poi usciremo il secondo e il quarto mercoledì del mese. Ci dispiace molto, ma la nostra non è arrendevolezza o pigrizia, bensì caparbietà nel tenere in piedi un progetto e garantire un buon lavoro. Speriamo che voi, nostri lettori, ci capiate e che continuiate a credere in noi!
Noi intanto cogliamo l'occasione per ringraziarvi, perché davvero abbiamo sentito il vostro calore...anche a distanza! Ci auguriamo che i valori di cultura, informazione, socialità e inclusione siano emersi tra le righe dei nostri articoli. Aiutateci a rendere il nostro blog sempre più grande, sempre più significativo! Costruiamo insieme qualcosa di speciale!
Grazie e, come sempre, a mercoledì!
Autore: Bianca Maria Calvi
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