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Cultura (in) digitale

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Spunti e considerazioni di cultura digitale


In questi giorni difficili sentiamo la mancanza di molte cose: non si tratta solo di assenza vera e propria, ma anche di diversa fruibilità. Essendo tutti costretti a restare a casa il più possibile, l'unica possibilità è il digitale. Quest'ultimo è una soluzione insolita per alcuni ambiti della nostra vita, come la cultura. Indubbiamente un suo formato digitale esisteva da anni, ma in misura limitata e parziale. Ora invece si parla di digitale ad ampio prospetto.


Partirò ad analizzare uno dei mezzi più usati e comuni oggigiorno: la televisione. In precedenza esistevano già programmi educativi, documentari, rassegne di film d'autore e raccolte storiche. La Rai ha creato canali appositi per dare il giusto spazio alla cultura, come Rai Storia e Rai Scuola, e ha inaugurato un canale digitale: Rai Play. Altre emittenti private, come Sky, hanno fatto le stesse cose. Per allietare la quarantena sono stati trasmessi i programmi più graditi al pubblico, come le “Meraviglie” di Alberto Angela, e si sono attivati con più intensità alcuni canali: Rai Scuola offre un'intensa programmazione, anche per aiutare gli studenti bisognosi di ulteriori spiegazioni didattiche. Rai Play inoltre ha ricevuto nuova linfa vitale e anche nuovo pubblico; in effetti questa piattaforma contiene quasi tutti i programmi Rai mai creati, con in più sezioni dedicate allo sport, al learning, alla musica e allo spettacolo. La categoria Teche Rai è tra le più suggestive: ripercorre le vecchie orme della televisione italiana, quelle tanto amate e rimpiante. Di sicuro anche i più reticenti verso la tecnologia ammireranno questo tuffo nei ricordi e a pensarci è quasi comico che proprio tramite un mezzo del futuro ci si possa godere di qualcosa del passato!


Il cinema della “settima arte” è invece fruibile anche tramite i siti delle cineteche di ogni grande città, che hanno aperto i loro archivi per consentire al pubblico di usufruirne. Alcune case di produzione cinematografica si stanno muovendo nella medesima direzione, rendendo disponibili su Internet i loro film. A volte l'intenzione è di destinare parte dei proventi per la risoluzione dell'emergenza sanitaria.


Parlando di digitale non si può tralasciare il mondo dei social, come Facebook e Instagram. Oggi questi sono addirittura visti in una chiave nuova, non tanto nell'uso quanto nell'utilità. Dai singoli alla associazioni, dai docenti ai componenti del mondo dello spettacolo: tutti si sono arresi alla facilità e all'immediatezza di questi mezzi. Oltre che post, foto e video, è possibile riprendersi in diretta: in questo modo ognuno può godersi “live” una conferenza, un dibattito, ma anche racconti, musica e concerti. Quest'ultimi hanno inoltre portato a vecchie e nuove collaborazioni, anche in misura allargata come nel programma Rai “Musica che unisce” e “One world together at home”, il più grande evento musicale di sempre, a supporto dell'Organizzazione mondiale della sanità. Per l'Italia hanno partecipato Zucchero e Bocelli.


Molte piattaforme e applicazioni digitali si sono rivelate utili per trasmettere la cultura. Gruppi e associazioni, ma anche singoli individui, si sono prodigati nell'organizzare corsi e lezioni tramite Microsoft Team, Zoom, Skype e molte altre piattaforme. Ecco allora che la quarantena può rivelarsi come l'occasione per imparare finalmente a suonare la chitarra o per seguire un corso di scrittura creativa!


Rimanendo nell'ambito letterario, anche leggere è diventato complicato: le biblioteche e le librerie sono chiuse e l'acquisto di libri online ha dei forti ritardi a causa della situazione. L'alternativa è rappresentata dagli E-book: dispositivi su cui si possono caricare i libri comprati sul Web. Ci si può servire di tale pratica anche solo collegandosi a Internet.


Emblema di suddetto cambiamento è stato il 23 Aprile: la Giornata mondiale del libro. La versione, ovviamente digitale, di quest'anno si intitola “Navigare tra i libri e le parole”: una rassegna di interventi in merito a presentazioni di libri, musiche e performance teatrali. “Cooperazione, solidarietà e gratitudine”: queste sono le parole chiave dell'edizione 2020, aderenti al periodo più di quanto avranno pensato i loro ideatori. Nello stesso giorno si sono svolte tante iniziative, tra cui una maratona letteraria virtuale dalla Fondazione De Sanctis (disponibile sul sito di Repubblica, di ACI e su www.capolavoridellaletteratura.org).


Tutte queste modalità sono lodevoli e interessanti, ma quella più sconvolgente dal mio punto di vista è legata ai musei e alle fondazioni. Si parla dell'arte nel senso più tradizionale: quella che non cambia da secoli nella resa e nella sua fruizione. Ora invece è possibile esplorare direttamente a casa propria alcuni dei più famosi musei al mondo, come il Louvre, il British Museum, la Galleria degli Uffizi e il Guggenheim di New York. Sui siti sono presenti anche piccoli giochi e curiosità per imparare insieme. Il Getty Museum di Los Angeles ha lanciato addirittura una sfida interessante nelle ultime settimane: ricreare a casa i quadri presenti nel museo. La risposta è stata immediata e magnifica: una veloce ricerca su Internet vi darà modo di verificarlo.


Ogni iniziativa da me elencata è splendida, anche se trovo difficile abituarmi ai nuovi mezzi. Ammetto di essere un po' antiquata per avere 23 anni, ma penso che nulla si equivalga a essere fisicamente davanti a un'opera o ad avere tra le mani un buon libro. Appartengo a quella categoria di persone che hanno bisogno della partecipazione degli altri sensi oltre la vista. Mi piace poter toccare e annusare un libro, oppure avere la percezione dello spazio e della grandezza fisica di un'opera d'arte. Le mie preferenze sono ovviamente personali e comunque vengono in secondo piano in questo periodo; non si può fare altrimenti se non adeguarsi. Ciò non è per forza sbagliato: ogni cosa, anzi, si evolve e cambia. Credere il contrario è da sciocchi. Penso che ancorarsi al passato e ai suoi mezzi in una situazione come quella odierna porti solo a non usufruire di nulla di culturale. Chiaramente questo non è un bene, la cultura non va mai trascurata. Quando la pandemia sarà finita e si ritornerà alla normalità, sicuramente parte delle soluzioni adesso adottate rimarranno, ma si riprenderanno anche quelle vecchie: ognuno sceglierà la modalità che preferisce. La chiave definitiva della questione è il godimento. “Godere” è in effetti un termine da me spesso usato in questo articolo e non è un caso; la cultura deve essere goduta, deve piacere ma anche essere sentita. Se una persona riesce a emozionarsi, importa forse se lo fa davanti allo schermo di un computer o all'opera vera e propria? La risposta per me è no: il sentimento è il fondamentale e l'unico vero elemento necessario per rapportarsi con la cultura. Le modalità spettano a voi!


Autore: Bianca Calvi

 
 
 

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