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La biondina della Val Taleggio

Aggiornamento: 6 set

Storia di una partigiana



Un approfondimento in foto (dell'archivio di famiglia) e video (gentilmente concessi dal sito Memorie in cammino.it, seguendo i link) del nostro fumetto sulla vita di Piera Vitali (LEGGILO QUI)





La famiglia di Piera Vitali era di modesta condizione, dedita alla coltivazione e all’allevamento, correlato in particolare alla pratica della transumanza, la quale implicava che si spostassero ogni anno tra Settimo Milanese e la Val Taleggio.


La famiglia di Piera con alcuni parenti
La famiglia di Piera con alcuni parenti

Era una vita dura, fatta di sacrifici e tanta fatica, che fondamentalmente non risentì né beneficiò economicamente dell'ascesa del fascismo: gli uomini di montagna dipendevano solamente dalle leggi della Natura per sopravvivere. Questa condizione di autonomia, tuttavia, non consentì loro di estraniarsi dalle attività di regime, la cui frequenza obbligatoria fu imposta anche lì, dove l’isolamento fisico sembrava sempre garantire la pace.


Piera e due sorelle con in mano due caprette
Piera e due sorelle con in mano due caprette

La pace, invero, aveva abbandonato le vette italiane già durante l'adolescenza di Piera. La Seconda Guerra Mondiale infestava l'Europa, ordita dalle fosche trame probelliche dei dittatori dell'epoca. La famiglia Vitali, insofferente fin dall'inizio alla tirannia di Mussolini, si adoperò per contrastarne gli esiti, assumendosi anche seri rischi, ma non si trattava di resistenza armata: solo due componenti della famiglia imbracciarono le armi e uno di questi fu Piera, che si distinse dalle sue sorelle non tanto per il coraggio, ma per un desiderio d'azione.


Le quattro sorelle Vitali
Le quattro sorelle Vitali

Lo sguardo d'intesa tra Piera e una sorella
Lo sguardo d'intesa tra Piera e una sorella


  Piera nella casa di Val Taleggio 
  Piera nella casa di Val Taleggio 

Piera in bicicletta
Piera in bicicletta

Il contesto montano, isolato e impervio, ben si addiceva a nascondiglio dei partigiani, e Casa Vitali divenne ben presto un rifugio per quei giovani, soprattutto milanesi, che decisero di unirsi alla Resistenza. Tra i monti, lontano dallo sguardo fascista, essa poté organizzarsi e prosperare, attuando azioni di rappresaglia e creando una fitta rete di scambio di viveri e informazioni. Fu proprio in quest'ultimo contesto che Piera diede avvio alla sua attività di partigiana. 



Piera e una sorella al matrimonio di Vitalino
Piera e una sorella al matrimonio di Vitalino

Nel tempo Piera desiderava incrementare il suo lavoro all'interno della Resistenza e decise di combattere concretamente, seguendo l'esempio di suo fratello Vitalino, elemento di spicco della Brigata Garibaldi Issel della Val Taleggio e figura cardine della storia partigiana della valle. 


Le gesta di Piera le valsero il soprannome di “biondina della Val Taleggio”: divenne una delle persone più ricercate intorno all'area tra Bergamo e Monza. Molte furono le sue imprese, una delle quali la portò sfortunatamente alla cattura. Breve ma tormentato fu il suo periodo nelle grinfie dei fascisti. 




La fuga di Piera fu del tutto casuale e non programmata, frutto di una mente acuta e di sangue freddo. Quell'attimo istintivo la salvò, consentendole non solo di sopravvivere, ma anche di crearsi una vita. 


 Piera e suo marito Mario 
 Piera e suo marito Mario 
Piera e il marito con amici
Piera e il marito con amici

Quattro figli di Piera
Quattro figli di Piera

Piera si sposò ed ebbe cinque figli; rimase sempre una donna di polso, talvolta persino rigida: i suoi figli ancora ricordano con un sorriso divertito tutte le sue lavate di testa, spesso non metaforiche; raccontano che era lei il genitore da cui guardarsi, quello per cui preferivano non rientrare a casa la sera se avevano fatto ritardo.


Tutti e cinque i figli di Piera
Tutti e cinque i figli di Piera

Piera con uno dei figli
Piera con uno dei figli

È inevitabile che da una storia come la sua non se ne possa uscire senza avere il cuore un po' indurito. Piera visse un tempo in cui non c'era troppo spazio per la tenerezza, e per certi versi tale forza le servì ad affrontare le altre sfide che le riservò la vita, prime fra tutte le pessime condizioni di salute del suo ultimo figlio. Era cresciuta in un momento storico in cui la gerarchia di regime era alla base della società, quella del movimento partigiano era addirittura salvifica: aveva avuto un'unica visione del mondo nei suoi anni formativi, non poteva più essere diversa. Tale temperamento deciso, comunque, contribuì a rendere Piera non solo un'ottima madre ma un esempio per tutti: era una persona che pensava e agiva fuori dagli schemi, pronta a difendere concretamente solidi ideali e valori profondi. Era, soprattutto, una donna forte e determinata, in grado di difendere la propria libertà e di riservarsi sempre il diritto di scegliere, una possibilità che non è mai scontata.


Piera con l'ultimo figlio invalido
Piera con l'ultimo figlio invalido


Per tutta la sua vita Piera dimostrò una fedeltà imperitura ai principi della Resistenza, testimoniata nel riconoscimento ufficiale di partigiana combattente. Fu un impegno che mantenne dopo la guerra, in primis nei giorni successivi alla Liberazione, quando sostituì nelle ronde di controllo alcuni compagni che si erano recati a Bergamo, ma anche in seguito: non smise mai di raccontare la sua storia, per quanto dolorosa potesse sentirla. 

Libera e tenace, Piera dà tutt'oggi una lezione al mondo, anche se non c'è più: non si può fuggire dal passato, non si può negare ciò che è stato, ma la perdita della Memoria è una sconfitta peggiore. È la morte della coscienza. 


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Credits: Centro Attività Sociali, Stefano Bonora, Bianca Calvi, ANPI Sezione Quintino di Vona (Inzago)




 
 
 

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