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Il dialogo silenzioso


Come le piante parlano e si difendono tra di loroa


“Patricia raggiunge il bosco ceduo in una giornata tiepida di giugno e trova uno dei suoi alberi completamente infestato dagli insetti. Sulle prime, l’impressione è che gli ultimi, numerosi giorni di raccolta dei dati siano andati rovinati. Senza ragionarci troppo, conserva i campioni dell’albero danneggiato, così come di quelli vicini. [...] Nelle successive settimane scopre qualcosa che persino lei non è pronta a credere. Un altro albero limitrofo viene infestato [...] La conferma arriva la primavera successiva. Gli alberi sotto attacco liberano insetticidi per salvare la propria vita [...], alberi lontani, non interessati da sciami invasori, incrementano le loro difese quando i loro vicini vengono attaccati..[...]. Patricia fatica a capacitarsene. Tuttavia, i dati raccolti continuano a confermarlo. Patricia decide di pubblicare i suoi dati su una rivista scientifica. Il giorno dell’uscita dell’articolo Patricia pensa di aver pagato il suo debito al mondo [...] I colleghi che recensiscono il suo lavoro alzano il sopracciglio, ma i dati della ricerca sono accurati e nessuno può ravvisarvi un problema.”


Tra i sette personaggi che compaiono nel libro “Il sussurro del mondo” di Richard Powers, premio Pulitzer 2019, c’è Patricia Westerford, un’appassionata ricercatrice che ci fa entrare nella sua vita dedita allo studio delle piante. Patricia, così come tutti gli altri personaggi del libro, sono di fantasia. Tuttavia, le righe del libro che avete appena letto sono frutto dell'immaginazione dell’autore solo fino a un certo punto.


David Rhodes, ricercatore nel mondo vero, non potrebbe essere più d’accordo con le parole di Patricia, visto che è stato proprio lui, nel 1983, a scrivere in un articolo scientifico:

“Durante gli ultimi anni si è diffuso un forte interesse sul fatto che gli alberi soggetti ad attacchi di insetti o erbivori possono aumentare o diminuire la quantitá di sostanze difensive. Ci sono già evidenze scientifiche che confermano la capacità di risposta difensiva delle piante sia nel breve che lungo termine.”


I meccanismi di difesa delle piante e la loro comunicazione per via aerea sono stati quindi studiati per la prima volta negli anni ‘80, ma ancora oggi molte sono le domande a cui non si è ancora riusciti a dare una risposta. È stato dimostrato che alcune piante, quando sono attaccate da animali erbivori, rilasciano dei segnali biochimici volatili per coordinare il proprio meccanismo difensivo. Non solo, questo meccanismo di autodifesa può essere indotto su piante vicine che ricevono questi segnali (figura 1). Una pianta sana generalmente mantiene un livello fisiologico di composti organici volatili che vengono rilasciati dalla superficie delle foglie per il normale interscambio con l’ambiente circostante. Quando invece in una pianta viene alterata la condizione fisiologica di equilibrio, a causa dell’attacco di insetti, una serie di composti organici volatili vengono prodotti in quantità elevate per cercare di contro-attaccare gli insetti ma anche di allertare del pericolo le piante vicine.


Ora, evidenze scientifiche pubblicate in articoli e mai discusse prima, vengono spesso interpretate dall’opinione pubblica come una nuova verità assoluta. In realtà, nella ricerca, i risultati di uno studio vengono spesso analizzati, letti e riletti portando a dibattiti tra ricercatori e ricercatrici che possono durare anche anni. Dibattiti che sono ben lontani da quelli che siamo abituati a sentire in televisione. Il dibattito si traduce infatti in una miriade di pubblicazioni scientifiche che possono confutare, confermare o aggiungere altre interpretazioni ai fenomeni naturali. Quanto più un tema è complesso, tanto più lungo sarà questo dibattito. Il fenomeno dei meccanismi di protezione delle piante è sicuramente una tematica vasta e ancora poco indagata, per cui è difficile trovare unanimità nei risultati.



Lo sa bene Patricia, che a un certo punto nel libro ci dice:

“Quattro mesi dopo, la rivista che ha pubblicato il pezzo manda alle stampe una lettera firmata da tre eminenti ricercatori[...] La lettera si fa beffe dell’idea secondo cui gli alberi si trasmettono avvertimenti chimici. La lettera dice: ‘Patricia Westford rivela un’incomprensione quasi imbarazzante delle unità della selezione naturale... Anche se un messaggio viene per certi versi ricevuto, non implica assolutamente che qualunque messaggio di questi tipo sia stato mandato‘ ”.


Il nostro David Rhodes, dopo l’articolo pubblicato nel 1983, ha vissuto qualcosa di simile. Fu molto criticato e i suoi risultati furono considerati poco plausibili. Le parole scritte nell’articolo di Rhodes vennero in parte distorte dalla carta stampata a tal punto che, molti ricercatori e ricercatrici non vollero piú considerare la ricerca “sugli alberi che si parlano”. Rhodes in poco tempo si ritrovò senza fondi e decise così di lasciare il mondo della ricerca.


Patricia vivrà la stessa esperienza; dopo quella lettera inviata dai tre ricercatori, abbandona il mondo accademico ma rimane ancorata all’amore per le piante. Dopo diversi mesi trova lavoro come guardia forestale in una terra selvaggia e incontaminata attorniata dai suoi amati alberi secolari. Ben presto però, i risultati scientifici per cui era stata tanto denigrata vennero finalmente riconosciuti:

“A sua insaputa, mentre ripara strutture di protezione per fuochi di bivacco nell’entroterra [...] ecco che fa capolino un articolo.E` pubblicato su una rivista rispettabile, una delle migliori mai gestite dalla razza umana. Gli alberi si scambiano segnali aerei nebulizzanti, dice l’articolo. Creano delle medicine. Le loro fragranze allertano e svegliano i loro vicini. Possono avvertire l’attacco di una specie e chiamare a raccolta una forza aerea che accorre in loro aiuto. Gli autori citano il suo precedente articolo denigrato dai colleghi [...]”


Le somiglianze tra David Rhodes e Patricia finiscono qui ma anche nel mondo reale la ricerca alla fine ha, perlomeno, reso giustizia a David. Al giorno d’oggi infatti, in qualsiasi settore della ricerca scientifica, esiste una specifica tipologia di studio chiamato “Studio sistematico”. Questo tipo di studio ha come obiettivo quello di trovare una sintesi quantitativa delle evidenze scientifiche di tutti gli articoli pubblicati su un determinato tema e in un determinato periodo di tempo. É un studio molto laborioso, che richiede la collaborazione di minimo tre/quattro ricercatori e ricercatrici. Può durare anche mesi, visto che la quantità di articoli che possono rientrare nella categoria di interesse può essere nell'ordine delle centinaia e devono essere letti scrupolosamente.


Nel caso della comunicazione aerea tra piante, nel 2014 uno studio sistematico ha analizzato 48 articoli scientifici pubblicati sul tema ed è arrivato alla conclusione che 39 di questi hanno prodotto risultati solidi che dimostrano come alcune piante, in prossimità di altre danneggiate da animali erbivori, abbiano sviluppato un meccanismo di difesa. Lo studio dimostra quindi come le piante condividano informazioni le une con le altre nel proprio intorno e di come siano meno isolate e indipendenti di quello che si era pensato finora. Molte piante recepiscono segnali biochimici volatili nel proprio ambiente di vita e rispondono a quei segnali cambiando i propri meccanismi difensivi nei confronti di insetti erbivori.


La strada per comprendere la complessità e la bellezza della natura è ancora lunga e chissà quante scoperte verranno prima denigrate e poi lodate. Per ora forse, nel nostro quotidiano, ci basta trattare i nostri parchi, i nostri silenziosi alberi, con rispetto e chissà mai che un giorno saremo così fortunati da essere noi i loro interlocutori.


Spunti di lettura

Das, A., Lee, SH., Hyun, T.K. et al. Plant volatiles as a method of communication. Plant Biotechnol Rep 7, 9–26 (2013). https://doi.org/10.1007/s11816-012-0236-1

 

Autore: Luca Paroni

 
 
 

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