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Il pensiero rivoluzionario di Gramsci


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I quaderni dal carcere


Breve introduzione sul personaggio

Antonio Gramsci, nato nel 1891 ad Ales (Sardegna), è stato un politico e intellettuale italiano, particolarmente conosciuto per la sua strenua opposizione al regime fascista di Benito Mussolini.

Laureatosi in lettere presso l’università statale di Torino e militante del Partito Socialista Italiano, Gramsci fondò insieme ad altri esponenti politici il Partito Comunista Italiano nel 1921 a Livorno, oltre ad avere un ruolo più che attivo all’interno di giornali come: “L’Unità”, “Ordine nuovo” e “Il grido del popolo”. Data la sua militanza politica dentro il P.C.I. e il suo matrimonio con la figlia di un dirigente comunista sovietico, tale Julka Schucht, Gramsci divenne uno dei principali tramiti politici (e non solo) tra U.R.S.S.,il suddetto partito e il mondo politico-culturale della sinistra italiana durante il primo ventennio del 1900.

Dopo l’ascesa del regime fascista italiano, Gramsci (in quel periodo a Mosca) riuscì a rientrare in Italia senza alcun tipo di problematiche relative alla sua militanza politica, grazie alla copertura di immunità parlamentare che la sua carica gli concedeva. Solo dopo il suo discorso apertamente anti-mussoliniano, postumo rispetto all’assassinio di Giacomo Matteotti e alla secessione dell’Aventino, Gramsci fu arrestato dalla polizia di regime e condannato a 20 anni di carcere, nel 1928.

Nel 1934 fu posto sotto libertà vigilata; il 21 aprile di 3 anni dopo riacquisì piena libertà ma sfortunatamente morì pochi giorni dopo la sua completa scarcerazione.


I quaderni dal carcere

Opera maggiormente conosciuta del politico e politologo sono i cosiddetti “Quaderni dal carcere”, incompleti, elaborati e scritti, appunto, durante gli anni di prigionia.

Un primo accenno ai quaderni si trova all’interno di alcune lettere che l’autore scrisse alla nuora Tania. All’interno di esse traspare come Gramsci volesse poter scrivere un’opera fur Ewig (elemento che indica un qualcosa fatto per innalzare il proprio spirito, senza alcun tipo di scopo secondario e per il quale il soggetto concentra tutta la sua vita e i suoi sforzi). Da questo nascerà infatti il Lebenswerk di Gramsci, ovvero la sua opera della vita.

L’opera gramsciana è quindi definita incompleta, caratterizzata da nuclei di ragionamento a volte separati, a volte congiunti e in continua evoluzione. Quest’ultimi si snocciolano intorno al concetto di cultura, all’analisi del ruolo dell’intellettuale nella società italiana e ai diversi “luoghi” all’interno dei quali si combatte per raggiungere un’egemonia culturale. Molti teorici hanno cercato di definire la ragione primaria alla base delle caratteristiche dell’opera, ma una risposta unica a questo quesito non esiste.

Gramsci non fu mai in grado di completare un’opera, com’egli stesso disse più volte, anche a causa della sua impegnata militanza politica e al suo impiego anche di critico e giornalista. Inoltre, le condizioni nelle quali si trovava durante la prigionia non erano sicuramente delle migliori e, infine, bisogna tener presente che uno degli scopi di Gramsci era quello di rimanere vivo e far continuare il proprio pensiero, quello che proprio il regime fascista cercò invano di annientare.


L’analisi sulla rivoluzione in Italia

Gramsci, come già detto in precedenza, era esponente e fondatore del Partito Comunista Italiano, allineato con la scuola di pensiero Marxista-Leninista sovietica. È durante il periodo della prigionia e dei quaderni che, attraverso una fine analisi della società italiana e della sua cultura, attuata nell’ottica di riuscire a trovare una strategia per un cambiamento politico-culturale nel Paese, modifica prospettiva e inizia a discostarsi dalla linea pratica rivoluzionaria sovietica.

Un interessante parallelismo che viene fatto da Gramsci è quello tra le tipologie di guerra e quelle di rivoluzione. Da un lato troviamo la rivoluzione di stampo marxista-leninista associata alla guerra di movimento, quindi caratterizzata dalla presa di coscienza della classe subalterna e dall’uso della forza rivoluzionaria per rovesciare il regime oppressore vigente. Contrapposta ad essa vi è la guerra di posizione, associata all’idea di un cambiamento non rivoluzionario, più lento e portato avanti dal basso. Questo può essere compiuto grazie alla creazione di uno spazio di circolazione e condivisione di idee, né egemoniche né dominanti, che permettono la messa in discussione dei valori borghesi, presi come valori di riferimento. Si riuscirebbe così a creare un cambiamento dall’interno della società stessa. Gramsci, inoltre, al contrario del pensiero ortodosso marxista-leninista, ammette e, anzi, incoraggia la creazione di un’unione e una collaborazione tra le diverse classi subalterne proprio in un’ottica di cambiamento. Questo perché la cultura e la società stessa sono in costante mutamento, perciò ceti diversi possono unirsi per una causa, nonostante i rispettivi interessi sul breve periodo possano essere differenti.


L’utilizzo di un’opera popolare

Contenitore di riflessioni sull’egemonia, la cultura e i luoghi di lotta tra le diverse classi sociali, l’opera gramsciana è stata di enorme influenza per il pensiero politico della sinistra, a volte anche sconfinando da quelli che sono i confini nazionali, grazie alla sua eterogeneità e agli strumenti di analisi che lascia al lettore. L’analisi gramsciana può essere definita proprio contemporanea, in quanto i suoi elementi di analisi possono essere applicati alla politica mondiale odierna.

Un primo elemento analitico è sicuramente legato alla politica e ai suoi cicli: il pensiero di Gramsci torna ogni volta in cui il ciclo politico delle destre sembra dover durare all’infinito e la sinistra “classica” è sconfitta. Un altro elemento è quello culturale: la sua opera aiuta a leggere una nuova egemonia culturale nascente, quando questa sembra (almeno apparentemente) distaccarsi completamente da quella immediatamente precedente. Infine, si trova l’elemento metodologico: il testo di Gramsci viene utilizzato per un’analisi della società quando tutti gli altri metodi sembrano essere esausti. Guardare ai meccanismi, ai soggetti e agli oggetti della cultura sembra l’unica soluzione di analisi critica che possa essere compiuta. Il procedimento di indagine è d'altronde abbastanza lineare: da un lato si osserva l’adozione da parte delle classi subalterne dei modelli e dei valori dominanti; dall’altro si ha fiducia nello spirito popolare creativo gramsciano, che può essere sì contaminato e influenzato egemonicamente, ma rimane comunque una forza sovvertitrice, inespressa e potenziale, radicata nel profondo della realtà sociale.



Autore: Giorgia Verderio


 
 
 

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