Io non festeggio
- Accorciamo le distanze

- 8 mar 2021
- Tempo di lettura: 4 min

Considerazioni sulla condizione della donna in occasione dell’8 Marzo 2021
L'8 Marzo non è la festa della donna: gli auguri lasciateli per i compleanni, le mimose lasciatele ai fiorai oppure portatele sulle tombe delle donne vittime di femminicidi.
Anche voi che “io non ho mai insultato/ picchiato/ molestato/ discriminato una donna”. Questo è il minimo sindacale richiesto; anche voi agite e non autoassolvetevi con queste frasi di circostanza. Cosa ci sarà mai da festeggiare poi?
Finché qualcuno penserà di poter decidere sul corpo di una donna, finché ad una donna che fa un colloquio di lavoro sarà chiesto se intende fare figli, finché una donna che viene stuprata si sentirà dire che deve scegliere meglio le sue amicizie, che forse doveva bere meno, che doveva vestirsi diversamente non ci sarà niente da festeggiare. Fintanto che qualcuno riterrà normale abusare, molestare e picchiare una donna, non ci sarà proprio nulla da celebrare.
Finché una donna non sarà libera di amare chi vuole, finché sarà ritenuto naturale che solo una donna possa svolgere i lavori di cura, finché una donna dovrà chiedere il permesso ad un tribunale o a uno psicologo per potersi dire, finalmente donna, non ci sarà niente da festeggiare.
Finché alle bambine e ai bambini sarà insegnato che “la mamma lava e stira” e “il papà lavora e legge”, finché definirsi donna significherà rimanere ingabbiata in un ruolo stabilito da altri, finché una donna che lavora sarà pagata meno dei suoi colleghi uomini, non ci sarà niente da festeggiare.
La donna, ad oggi, è ancora ritenuta una “costola dell’uomo”: pochi sono i posti dirigenziali nel mondo del lavoro riservati alle donne, pochi quelli governativi, pochi quelli politici e di rappresentanza. Per non parlare dell'informazione!!!
Il problema continua ad essere soprattutto culturale in questo paese pregno di pregiudizi mai risolti, uno stato in cui la maggior parte degli uomini pensa ancora, inconsciamente e non, di poter possedere una donna e di poterne fare ciò che vuole.
Questo, ahimè, è quello che succede ogni giorno...e capirete se non mi faccio una risata alle battute sull’ 8 Marzo e le mimose finiscono direttamente nella pattumiera.
Se tutte le donne del pianeta accogliessero l'invito delle compagne di "Non una di meno", si paralizzerebbe l'intero sistema globale e forse, dico forse, qualcuno si renderebbe conto dell'importanza fondamentale dell'essere femminile.
«Interrompiamo ogni attività lavorativa e di cura, formale o informale, gratuita o retribuita. Portiamo lo sciopero sui posti di lavoro e nelle case, nelle scuole e nelle università, negli ospedali e nelle piazze. Incrociamo le braccia e rifiutiamo i ruoli e le gerarchie di genere. Fermiamo la produzione e la riproduzione della società. L’8 Marzo noi scioperiamo!».
Alcuni dati: dei 91 femminicidi totali registrati nel 2020 in Italia, 81 sono stati commessi nell’ambito del contesto familiare, cioè l’89% del totale. Solo tra Marzo e Giugno 2020 sono state 21 le donne che hanno trovato il proprio assassino in famiglia. Di questi 81 omicidi, ben 51 sono stati commessi all’interno della coppia, raggiungendo anche in questo caso la percentuale record del 69,1%. Nel XXI secolo le donne uccise in Italia sono state 3.344. Il numero totale degli omicidi volontari complessivamente censiti ed elaborati dall'Istituto di Ricerca Eures negli ultimi 20 anni è stato di 11.133, il che significa che l’incidenza femminile è di circa il 30%.
Le donne lasciano il lavoro all’arrivo di un figlio, cosa che non succede agli uomini. A dirlo sono i dati sulle carriere intermittenti e quelli dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro. Il 73% delle dimissioni volontarie rassegnate nel 2020 sono state di lavoratrici madri, che principalmente dichiarano l’incompatibilità tra carriera lavorativa e lavoro di cura della prole. Le donne che rimangono nel mercato del lavoro, oltre ad essere vittima del gap salariale e guadagnare meno degli uomini a parità di mansioni, vivono una condizione di segregazione, sia orizzontale sia verticale. Nel primo caso si intende che esse lavorino prevalentemente in ambiti meno prestigiosi e meno retribuiti (e se non lo sono, lo diventano: pensiamo all’insegnamento). Nel secondo invece si allude al fatto che raramente le donne si trovino nelle posizioni apicali. Solo il 28% dei ruoli dirigenziali nelle aziende private italiane è ricoperto da donne. È abbastanza intuitivo che non essere nelle posizioni apicali significa non poter dare un’impronta al mercato del lavoro che tenga conto dei bisogni delle donne.
Lavoro, famiglia, istruzione e nuove tecnologie: sono tutti ambiti in cui vanno intraprese azioni positive per la parità. Le principali differenze di genere sono prettamente sociali: diviene fondamentale, dal punto di vista culturale, far sì che le pari opportunità vengano trasmesse come un valore sin dalla prima infanzia. Le priorità da insegnare alle bambine e ai bambini, e alle loro famiglie, sono: il genere non deve essere discriminante nella scelta del loro percorso educativo e giudicare negativamente un comportamento solo in quanto compiuto da un determinato genere è un retaggio culturale.
"Fortunatamente", per via delle restrizioni Covid, non vedremo stuoli di donne tutte in ghingheri organizzarsi per la serata in discoteca, al ristorante, nei pub: la messa in scena di uno spettacolino di bassa lega, in cui schiamazzi, ridolini e omuncoli che si spogliano regalano l'illusoria sensazione che essere donna sia "top". Non ce ne facciamo nulla di un uomo che finge di essere al pari della donna per un giorno e, 24 ore dopo, affonda un coltello in una gola, licenzia, stupra, deride o bullizza.
Ci vuole un'inversione di rotta sia politica che educativa: proviamo a crescere come esseri umani equilibrati e liberi da costrizioni e stereotipi di genere. Noi donne alziamo la voce, facciamoci sentire, denunciamo, abbandoniamo la concezione patriarcale della donna servizievole, sottomessa ad uso e consumo del maschio. Non si dica mai che siamo complici in queste disparità!
Buona giornata internazionale della donna!
Autore: Angela Valtorta


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