Joan Brossa: la poesia incontra l’arte visiva
- Accorciamo le distanze

- 7 apr 2021
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Può la poesia uscire dai canoni classici della scrittura e presentarsi sotto forma di oggetto, disegno, insieme di parole e immagini? Joan Brossa è stato uno dei padri fondatori della poesia visiva, rompendo degli schemi che nessuno aveva ancora osato oltrepassare.
Nel 1939, dopo la fine della guerra civile spagnola, la letteratura catalana si trovava confinata in un silenzio forzato dal nuovo ordine imposto dal dittatore Francisco Franco. Molti scrittori e intellettuali erano in esilio e la clandestinità era l’unico spazio in cui arte e cultura potevano esprimersi.
In quegli anni il giovane Joan Brossa, nato in Carrer de Wagner a Barcellona, vive i tumulti della guerra civile e, poco dopo, la repressione della dittatura franchista. Nonostante il periodo storico complesso, sin da giovane, la formazione letteraria classica di Brossa è accompagnata dall’ arte teatrale, la magia e l’occultismo che tanto influenzarono la sua stessa produzione artistica.
Negli anni '40 Brossa, dopo esser tornato a Barcellona dal servizio militare al fronte, incontra Joan Miró e Joan Prats, che lo avvicinano ai movimenti artistici avanguardisti catalani.
Assieme a Josep Vicenç Foix, Arnau Puig, Joan Miró e Joan Prats, Brossa fonda nel 1948 il gruppo artistico Dau al 7. Sono coloro che, come afferma il filosofo e critico d'arte Arnau Puig, han portato a Barcellona "la dinamite intellettuale" in un periodo dittatoriale e oscurantista. "Dau al 7" letteralmente significa "Dado a 7". L'assurdità del titolo, essendo un dado normalmente costituito da 6 facce, indica il loro carattere rivoluzionario. Il gruppo di artisti presenta versi accompagnati da disegni, giochi di colore, sonetti. Per Brossa il gioco di parole, utilizzato in quegli anni, da lì a qualche decennio si trasformerà in un gioco di poesia tra oggetti, disegni, sculture che portano alla nascita della poesia visiva di cui Brossa è, storicamente, uno degli esponenti europei più importanti.
Lo spirito libertario e antifranchista di Brossa si esprime anche in una forma più classica ma sicuramente di rottura. Brossa scrive infatti una poesia, “Final!”, lo stesso giorno in cui muore il dittatore Franco, il 20 Novembre 1975. Brossa con coraggio si fa portavoce del popolo catalano con dei versi forti e decisi, messi poi anche in musica da Miguel Poveda. Rimarranno nella storia della cultura catalana i versi finali della sua poesia:
“ha mort el dictador més vell d'Europa,
Una abraçada, amor, i alcem la copa!"
“il dittatore più vecchio d'Europa è morto.
Un abbraccio, amore, e alziamo il bicchiere!”
Nonostante l'enorme produzione artistica, Brossa comincia ad essere conosciuto nel mondo dell’arte solo negli anni '70. In quel periodo rompe infatti schemi visuali classici e esplora, in modo trasversale e senza paura, tutti gli ambiti artistici, tenendo però come minimo comune denominatore la poesia, in tutte le sue forme. La sua poetica infatti passa dalla parola, all'arte plastica, al disegno. É questa ricerca e innovazione che lo porta ad essere uno dei primi esponenti dell'arte avanguardista della poesia visiva. L'utilizzo di oggetti, forme, linee, parole si traducono in un messaggio che si può trasformare in semplice divertimento piuttosto che ironia sardonica o critica aspra nei confronti della società. Secondo Brossa la poesia visiva non è né disegno né pittura, ma una tecnica in grado di facilitare e velocizzare la comunicazione di un messaggio.
Troviamo la delicatezza dell'uso delle parole e della fantasia di questo artista nell'opera Ode a Mirò: le lettere che formano il nome del suo caro amico vengono direttamente estratte dall'alfabeto che a questo punto risulta essere monco, incompleto o come dice lo stesso Brossa in catalano: "Inutil". In Domino la poesia viene completamente stravolta utilizzando l’incastro tra parole come linea di conduzione dei versi. In Dado sferico si materializza un oggetto dalla natura e funzionalità assurda. Fe eclesiastica è dissacrante nei confronti del ruolo del vangelo e del mondo ecclesiastico. In molte altre sue creazioni la scrittura, in Brossa, si può mescolare al disegno o il disegno diventa scrittura come in Ode a Marx, Lunar, Fotografia, Poema Visual, Disegno, Cammino, Montagna e Lettera e Cifra.
Brossa, anche all’apice della sua carriera, vive di una vita semplice, decide di non partecipare alla societá e di dedicarsi solo alla poesia. Spesso quando vinceva dei premi decideva di non ritirarli se veniva a sapere che quel premio era stato dato, in passato, a qualcuno che non gli andava particolarmente a genio. Il suo studio strabordava di carta, giornali, libri di magia, testi di occultismo, a tal punto d’avere uno spesso strato di carta per terra su cui Brossa semplicemente camminava. A chi si proponeva di dargli una mano a riordinare lo studio rispondeva che a lui andava bene cosí. Per buona parte della sua vita è stato quasi nullatenente a tal punto che il Comune di Barcellona, su richiesta di molti artisti amici di Brossa, decide di donargli una somma mensile di sussistenza.
Verso la fine degli anni '80, Brossa è oramai riconosciuto anche al di fuori dei confini nazionali con esposizioni sparse in tutto il mondo. Nel 1988 l’UNESCO gli conferisce la medaglia Picasso.
Nel 1999, l’Universitá Autonoma di Barcellona vuole conferire al poeta una laurea honoris causa ma Brossa muore venti giorni prima a causa di un incidente domestico. Tuttavia la cittá di Barcellona fortunatamente vive ancora oggi il suo estro, alzando gli occhi verso un' edificio in Carrer de Valencia, ad esempio, o camminando all’incrocio tra Passeig de Gracia e la Gran Via o ancora andando a Plaça Nova, nel cuore del quartiere gotico della cittá catalana.
Autore: Luca Paroni


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