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L’e-learning ai tempi del Coronavirus

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Quando la vicinanza fisica non si compensa con una video-lezione online


La paralisi causata dalla pandemia di Covid-19 ha influito su tutti gli aspetti della vita delle persone e noi, da buoni studenti quali siamo, abbiamo subìto un duro colpo per quanto riguarda il nostro futuro accademico a livello di breve e lungo periodo. Alle prime settimana di totale assenza di comunicazioni da parte delle diverse università è seguita una fase di adattamento intelligente di professori e personale scolastico a quello che è chiamato e-learning. Io, da eterna sostenitrice della carta stampata, degli appunti a mano e, soprattutto, del contatto umano, sono subito stata presa dallo sconforto, per poi essere invece sorpresa in maniera parzialmente positiva da questa nuova forma di interazione. Ho deciso quindi di cercare di analizzare i pro e i contro dell’e-learning, per quanto riguarda le esperienze da me direttamente vissute.


Sicuramente il fattore organizzativo individuale è avvantaggiato da questa situazione e permette a tutti coloro che hanno altri impegni, oltre a quello prettamente scolastico, di poter seguire attentamente le lezioni senza dover rinunciare al resto. Una riflessione a riguardo mi è venuta spontanea pensando ai miei compagni e amici pendolari, per i quali l’obiettivo di seguire tutte le lezioni può diventare sicuramente pesante sia a livello fisico che psicologico, per non parlare poi di coloro che hanno più lezioni sparse nelle diverse sedi delle università come, ad esempio, a Milano. Sarebbe sicuramente interessante per il futuro riuscire a mantenere aperto il canale delle lezioni in via telematica per creare condizioni di agevolazione nei confronti degli studenti, che per questione di costi e di tempo, spesso sono costretti a dover sacrificare parte dei propri interessi personali. Un esempio rilevante è quello dei ragazzi-lavoratori, la cui attività lavorativa, per quanto poco remunerativa, sicuramente comporta un utilizzo massiccio del tempo e delle forze disponibili nell’arco della giornata. Il secondo fattore positivo che è emerso e possiamo tenere in considerazione è quello della chiarezza.


Se è vero che le video-lezioni possono contenere lievi problemi a livello di audio e video a causa della pesantezza del file durante la fase di caricamento sulla piattaforma, è anche vero che, per quanto riguarda le lezioni caricate sui sistemi blackboard (B.B) delle diverse università, vi è la possibilità di consultare la lezione più e più volte, riuscendo a riprendere i passaggi meno chiari e comprendere al meglio le parti maggiormente sfuggevoli. Questo spesso a lezione non è possibile, contando anche l’elevato numero degli alunni in classe che induce a condurre lezioni prettamente frontali e prive di alcun tipo di interazione alunno-professore. Questa lacuna viene così sopperita da un funzionale sistema chat interno a ciascuna video-lezione, il quale agevola (e non di poco) il dibattito e il confronto tra i diversi soggetti collegati. Quest’ultimo fattore reca sicuramente risvolti positivi al rapporto tra docenti e alunni, rendendolo più stretto e informale, permettendo così anche un più fitto scambio di pensieri e domande che, a parer mio, porta a una maggiore inclinazione dell’alunno a seguire attivamente le lezioni e ad apprendere più facilmente ciò che viene spiegato.


Quello che ho inoltre notato è un incremento considerevole del fattore di coesione e di cooperazione tra noi studenti; questo tramite il rafforzamento di vecchi gruppi chat o la creazione di nuovi che ha come risultato quello di una maggiore collaborazione volta al beneficio dell’intero gruppo studenti. Ciò che in tutto questo manca, nonostante la stupefacente efficienza dimostrata (e forse insperata) del nostro sistema universitario nazionale, è la vicinanza con le persone: dagli amici più stretti con i quali condividi ogni lezione, a quelli che si conoscono solo di vista; dai professori più amati con i quali si intrattengono lunghe chiacchierate dopo le lezioni, a quelli con i quali non si hanno idee in comune. Quello a cui possiamo sperare quando quest’emergenza terminerà è quello di mantenere attivi questi ingegnosi strumenti per poterli utilizzare come alternativa alle vecchie abitudini, in modo tale da permettere a ogni singolo cittadino di riuscire a trovare un equilibrio personale all’interno dell’immensità di impegni, attività e stress al quale è sottoposto quotidianamente; se vogliamo anche in un’ottica innovativa che lavora per la realizzazione di una diversa concezione del modus vivendi delle società contemporanee, necessaria per un’inversione del trend attuale che sta procedendo verso il collasso del sistema stesso in cui viviamo.


Tutto ciò deve sempre però essere fatto senza dimenticare quanta importanza abbia la socialità all’interno delle nostre vite. Per quanto riguarda questa mia ultima affermazione, vorrei concludere riportandovi una riflessione di un mio caro professore universitario fatta durante la sua ultima video-lezione con noi:

<< Questa vicenda che stiamo vivendo ci fa mancare gli uni agli altri; ci fa mancare gli sguardi, le strette di mano, la vicinanza fisica. Questo ci può portare a rivalutare la qualità di quest’ultima e a pensare che la vicinanza amichevole agli altri è una qualità che ci può appartenere. Io mi auguro che quando tutto questo sarà finito noi rivaluteremo opportunamente la centralità del rapporto tra i corpi e ci ricorderemo che ogni comunicazione virtuale è soltanto una sostituzione provvisoria di questi rapporti tra persone, indispensabili per la nostra vita. >>

Autore: Giorgia Verderio

 
 
 

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