La responsabilità individuale
- Accorciamo le distanze
- 23 mar 2022
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 24 mar 2022

In questi due anni di pandemia, oltre a tutti i drammi e i disagi, certamente un aspetto interessante è stato spunto di riflessioni, non foss'altro che per il tempo a disposizione come per l'eccezionalità del periodo: le scelte individuali. La situazione estremamente grave, e assolutamente fuori dall'ordinario, ci ha posto davanti a quesiti e problematiche in cui abbiamo dovuto fare i conti con le nostre coscienze e con le nostre convinzioni.
Il comportamento di ognuno di noi è diventato, ancora più del solito, parte centrale per determinare in un modo o in un altro, l'andamento e l'evoluzione di un periodo storico. Tutti, nessuno escluso, siamo quotidianamente chiamati a muoverci in una società globalizzata, dove l'etica, la morale, la capacità di discernere sono elementi fondamentali di uno sviluppo di progresso o viceversa. Non viviamo in un mondo a parte, o in un'isola deserta, non possiamo esimerci dall'affrontare la nostra vita in un contesto collettivo, fermo restando che le nostre scelte o le nostre non scelte possono indirizzare anche le vite degli altri.
Prendiamo la questione dei vaccini contro il Covid e la scelta di una maggioranza favorevole alla loro somministrazione, al contrario di una minoranza fieramente contraria: una spaccatura netta e, in buona parte, insanabile.
Personalmente convinto della necessità del vaccino, con tutto lo sforzo possibile non comprendo le ragioni dei no-vax, parlando di quelli, qualcuno anche di mia conoscenza, che cercano di elaborare delle ragioni, escludendo ovviamente i negazionisti, i complottisti, i terrapiattisti e via dicendo, essendo con questi impossibile imbastire un discorso, perchè refrattari a qualsiasi possibilità di confronto.
Se usiamo la testa non possiamo non annotare alcuni concetti incontestabili:
La pandemia è un fatto eccezionale, fuori dall'ordinario e come tale va affrontato, cioè non con metodi e mezzi consueti.
La pandemia non è solo un gravissimo dramma sanitario, con milioni di vittime come in guerra, ma anche un dramma economico, quanti posti di lavoro in crisi e problemi di bilancio familiare, un dramma culturale e relazionale, un dramma giovanile con la scuola in macerie.
La pandemia non ha confini e pone il mondo intero di fronte a sé stesso, da oriente a occidente e da Nord a Sud.
La pandemia è di per sé contagiosa, quindi ognuno di noi è potenzialmente causa di infezione nei confronti di un altro.
Da questi dati ragionevolmente incontestabili quali risposte si possono dare? Si può cercare, mediante gli studi scientifici, di contrapporre dei mezzi efficaci per contrastare e ridurre il più possibile, se non scongiurare, il pericolo con medicinali e, soprattutto, vaccini. Questo è ciò che tutti noi, in grande maggioranza, abbiamo pensato di fare ottenendo, se si vuole essere onesti e obiettivi, risultati molto importanti in termini di contenimento del contagio, di riduzione della malattia grave, di possibilità a vivere in parte una vita sociale, di mantenere in parte anche una condizione economica e lavorativa. Tuttavia c'è un altro aspetto che, secondo me, impone un ragionamento più profondo ed è quello che ci rimanda alla questione iniziale: quale risposta ognuno di noi può dare di fronte a un dramma collettivo?
Ovviamente nella maggioranza delle persone vaccinate la prima ragione per cui uno si sottopone alla inoculazione è quella di proteggere sé stesso, ma inevitabilmente con questa scelta ci si pone in un'ottica di condivisione, inevitabilmente la ragione stessa del problema chiama ognuno di noi a intrecciare la propria vita con quella degli altri, proprio perchè, difendendo me stesso, difendo anche l'altro, ne divento amico anche senza conoscerlo, come spesso succede nelle situazioni estreme dove, senza enfasi però!, la parte migliore di noi stessi si manifesta.
Le ragioni dei no-vax che tipo di risposta danno di fronte a un problema gravissimo che interessa una collettività? Gli interessi di Big Pharma? I vaccini sperimentali? La medicina alternativa? La libertà di scelta?
Ammettiamo tutte queste ragioni, consideriamo pure che la stragrande maggioranza di queste persone è in buona fede, che crede veramente in ciò che dice ma, accidenti, essi pensano che noi siamo delle ingenue anime belle? Lo sappiamo benissimo che le grandi Case Farmaceutiche fanno i loro interessi ma è decisamente molto difficile credere che esse, e tutta la comunità scientifica, siano degli irresponsabili al limite del criminale, i quali giocano sulla pelle di miliardi di persone, come in un orribile disegno, speculando con la menzogna sul dolore e sulla sofferenza.
Del resto chi di noi può dire di non fare quotidianamente scelte che alimentano un sistema fatto anche di interessi? Forse tu no-vax che certamente non vivi su Marte, che consumi o magari sprechi energia come tanti di noi, che usi la macchina e lo smartphone, che forse giri la testa di fronte al povero, all'immigrato, pensi di essere così diverso dagli altri? Ammettiamo pure che tu abbia ragione ma qual'è la tua proposta alternativa di fronte al dramma, in termini di risposta per un bene comune, per la salute e la salvaguardia di un'intera collettività? Ai miei occhi questo tipo di atteggiamento è certamente una scelta individuale ma, proprio perchè non rapportata con le sorti altrui, diventa inevitabilmente di tipo individualista, il contrario quindi di una scelta un po' più solidale, magari illusoria o ingenua, in ogni caso con una componente esterna alla propria sfera privata. Personalmente credo che, al di là di tutti i dibattiti da talk-show, sia questa la discriminante che, da un punto di vista etico, mi pone in disaccordo con i no-vax.
Naturalmente queste riflessioni vengono fatte per creare una discussione e non per fare la morale a chicchessia, odio i moralismi da qualsiasi parte vengano, e sono consapevole di correre facilmente questo rischio scrivendo in questi termini, ma bisognerà pur parlarne, ed esprimere un'opinione aperta al confronto crea le condizioni per una crescita, molto meglio quindi del silenzio, dell'inazione o, peggio, dell'indifferenza.
Quando ho iniziato questo scritto non era ancora scoppiata la guerra in Ucraina, e per un momento mi è venuto quasi di annullare tutto quanto scritto sopra. Di fronte all'orrore e allo sgomento mi sembrava di essere già fuori dalla storia, visto questi nuovi fatti tragici che viviamo in questi giorni, come passare da un dramma all'altro nel giro di un giorno, quasi senza capire il corso degli eventi in una sorta di incredulità che ci lascia attoniti. Davanti al massacro degli innocenti e alla gravissima crisi umanitaria ci scopriamo come disarmati, termine molto scivoloso in questi momenti, ci domandiamo cosa possiamo fare, che contributo dare, come scongiurare uno sviluppo anche peggiore in termini di ulteriore inasprimento e allargamento del conflitto.
Come per la pandemia ci troviamo davanti un nemico completamente inaspettato, nel cuore dell'Europa, e non penso solo a Putin e alla sua cricca sanguinaria, ma proprio alla guerra in sé, a questa amnesia della Storia, a questa incapacità di incontrarsi, come esseri umani, uguali e diversi nello stesso tempo. Molte domande ci tormentano e inquietano, soprattutto noi cosiddetti pacifisti: è giusto fornire armi alla Resistenza ucraina, quando abbiamo sempre detto che le armi chiamano altre armi? E se fossimo noi al loro posto, se fossimo noi ad essere aggrediti, non ci difenderemmo e non chiederemmo lo stesso aiuto? Che senso ha promuovere il riarmo in tutta Europa, anche se come forma di difesa comune? Come sviluppare viceversa delle relazioni tra i popoli in termini di cooperazione invece che di concorrenza e interesse di parte? Come favorire concretamente le ragioni della Pace e della convivenza tra i popoli, se non con una rivoluzione culturale che esalta la differenza come ricchezza, ripudia la violenza, il razzismo, l'ingiustizia sociale ed economica?
Non so, all'uscita di questo articolo, quale sarà la situazione, spero fortemente che almeno il fuoco sia cessato, ma anche questa tragedia ci scuote, ci pone davanti alla nostra responsabilità come individui e comunque tanto possiamo fare: manifestare per la Pace, accogliere i profughi, sostenere gli aiuti umanitari e, vivendo in un sistema democratico seppur molto imperfetto e contraddittorio, ma è ciò che abbiamo ottenuto finora, provare a discutere, a cercare di rispondere alle domande, aprendoci al confronto e al dubbio.
Un ulteriore tormento è poi la consapevolezza che la vera emergenza è il surriscaldamento del pianeta, in cui non c'è molto tempo per mitigare il più possibile le conseguenze negative, e tutto il mondo deve indirizzare i propri sforzi a questo obiettivo, abbandonando le fonti di energia tradizionali e inquinanti per una vera transizione ecologica che, tra l'altro, oltre che salvare tutti noi e le future generazioni, toglie spazi e occasioni per i guerrafondai e i prepotenti, spesso forti nel far dipendere gli altri con le loro risorse energetiche.
Ma intanto qui qualcuno pensa a fare la guerra......
Autore: Carlo Calvi
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