Lesbico e saffico: le origini dei nomi
- Accorciamo le distanze
- 23 set 2020
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Breve panoramica sulla genesi dei due termini con chiarimento in merito alla loro reinterpretazione moderna e al relativo fraintendimento.
Come tutti sappiamo il termine lesbico si utilizza per definire una donna omosessuale, mentre l'aggettivo saffico, forse leggermente meno conosciuto, descrive una relazione sentimentale tra due lesbiche. Entrambi i termini vanno sostanzialmente ricondotti alla figura storica di Saffo.
Quest'ultima è una poetessa del VII secolo a.C., nata sull'isola di Lesbo. Rappresenta la prima voce femminile nella Grecia antica. Un primato importante, certamente, ma che non va confuso con un albore di femminismo. Saffo non ha mai avuto neanche l'intenzione di cambiare o elevare la condizione femminile: era una donna sposata e aveva dei figli, nulla di più tradiziale. L'eccezionalità della sua persona va dunque ricercata non nella sua vita privata, ma in quella professionale. Saffo era una sacerdotessa di Afrodite e delle Cariti, rispettivamente la dea dell'amore e le divinità della grazia e della bellezza; era inoltre una educatrice in un tiaso.
Il suddetto era un collegio tipico e diffuso sull'isola di Lesbo, frequentato da giovani aristocratiche; le fanciulle di buona famiglia vi si recavano per ricevere istruzione in preparazione alla vita matrimoniale. L'educazione impartita riguardava l'eleganza e la raffinatezza, ma era anche permeata di una forte religiosità: non stupisce dunque che un'insegnante come Saffo era anche una sacerdotessa. La divinità di riferimento era senz'altro Afrodite, dea dell'amore passionale ma anche della grazia e della seduzione. Preparare una giovane al matrimonio voleva infatti educarla anche al sesso e all'intimità. Tali ambiti, come del resto l'attaccamento affettivo, erano insegnati tramite l'amore omosessuale femminile.
Questa pratica si evince anche dagli stessi componimenti di Saffo, in parte riconducibili ai cosiddetti “carmina di congedo”. Si trattano di poesie dedicate alle sue giovani allieve e amanti: sono sofferti addii che venivano rivolti alle ormai promesse spose, le quali quindi lasciavano il tiaso e facevano ritorno a casa. Un esempio è questo piccolo carme di Saffo, in onore di una compagna che l'aveva abbandonata. La notte e i sentimenti della poetessa si confondono in un'unica triste solitudine, che si crea rispettivamente in assenza di luna e stelle e di amore.
«Δέδυκε μὲν ἀ σελάννα καὶ Πληΐαδες· μέσαι δὲ νύκτες, παρὰ δ’ ἔρχετ’ ὤρα· ἔγω δὲ μόνα κατεύδω.» «È tramontata la luna insieme alle Pleiadi la notte è al suo mezzo il tempo passa io dormo sola.»
Un altro celebre carmen di congedo è la così chiamata “Ode della gelosia”: una vera e propria fenomenologia dell'amore, un compendio delle sensazioni che si avvertono al cospetto della persona amata. A mio parere la gelosia è forse l'emozione che più tradisce un sentimento sincero, incontrollabile, quasi viscerale: parlo di amore. Quest'ultimo è rivolto, ancora una volta, a una donna. Saffo in questa poesia narra della passione come di una malattia: è come se ne descrivesse i sintomi. La cura, vien da sé, sarebbe veder il proprio affetto ricambiato.
«Φαίνεταί μοι κῆνος ἴσος θέοισιν ἔμμεν᾽ ὤνηρ, ὄττις ἐνάντιός τοι ἰσδάνει καὶ πλάσιον ἆδυ φωνεί- σας ὐπακούει καὶ γελαίσας ἰμέροεν, τό μ᾽ ἦ μὰν καρδίαν ἐν στήθεσιν ἐπτόαισεν, ὠς γὰρ ἔς σ᾽ ἴδω βρόχε᾽ ὤς με φώνη- σ᾽ οὐδ᾽ ἒν ἔτ᾽ εἴκει, ἀλλὰ κὰδ μὲν γλῶσσα ἔαγε, λέπτον δ᾽ αὔτικα χρῷ πῦρ ὐπαδεδρόμακεν, ὀππάτεσσι δ᾽ οὐδὲν ὄρημμ᾽, ἐπιβρό- μεισι δ᾽ ἄκουαι, ψῦχρα δ᾽ ἴδρως κακχέεται, τρόμος δὲ παῖσαν ἄγρει, χλωροτέρα δὲ ποίας ἔμμι, τεθνάκην δ᾽ ὀλίγω ’πιδεύης φαίνομ’ ἔμ᾽ αὔτᾳ· ἀλλὰ πὰν τόλματον, ἐπεί κ[†]»
«Pari agli dèi mi appare lui, quell'uomo che ti siede davanti e da vicino ti ascolta: dolce suona la tua voce e il tuo sorriso accende il desiderio. E questo il cuore mi fa scoppiare in petto: se ti guardo per un istante, non mi esce un solo filo di voce, ma la lingua è spezzata, scorre esile sotto la pelle subito una fiamma, non vedo più con gli occhi, mi rimbombano forte le orecchie, e mi inonda un sudore freddo, un tremito mi scuote tutta, e sono anche più pallida dell'erba, e sento che non è lontana per me la morte. Ma tutto si sopporta, poiché ...»
Altri componimenti di Saffo riguardano invece l'innamoramento, puro e semplice. Un esempio notevole è il “Catalogo delle cose belle”:
«Ο]ἰ μὲν ἰππήων στρότον, οἰ δὲ πέσδων, οἰ δὲ νάων φαῖσ’ ἐπ[ὶ] γᾶν μέλαι[ν]αν ἔ]μμεναι κάλλιστον, ἔγω δὲ κῆν’ ὄτ- τω τις ἔραται. πά]γχυ δ’ εὔμαρες σύνετον πόησαι π]άντι τ[οῦ]τ’, ἀ γὰρ πολὺ περσ[κέθοισ]α κάλ]λος [ἀνθ]ρώπων Ἐλένα [τὸ]ν ἄνδρα τὸν] [πανάρ]ιστον καλλ[ίποι]σ’ ἔβα ‘ς Τροίαν πλέο[ισα κωὐδ[ὲ πα]ῖδος οὔδε φίλων το[κ]ήων πάμπαν] ἐμνάσθ[η], ἀ[λλὰ] παράγαγ’ αὔταν Κύπρις ἔραι]σαν [εὔθυς εὔκ]αμπτον γὰρ [ἔχοισα θῦμο]ν [ἐν φρέσιν] κούφως τ[ὰ φίλ΄ ἠγν]όη[ε]ν̣ ἄ με] νῦν Ἀνακτορί[ας ὀνὲ]μναι- σ’ οὐ ] παρεοίσας, τᾶ]ς [κ]ε βολλοίμαν ἔρατόν τε βᾶμα κἀμάρυχμα λάμπρον ἴδην προσώπω ἢ τὰ Λύδων ἄρματα [κἀν ὄπλοισι] πεσδομ]άχεντας.» «Alcuni di cavalieri un esercito, altri di fanti, altri di navi dicono che sulla nera terra sia la cosa più bella, mentre io ciò che uno ama. Tanto facile è far capire questo a tutti, perché colei che di molto superava gli uomini in bellezza, Elena, il marito davvero eccellente lo abbandonò e se ne andò a Troia navigando, e né della figlia, né dei cari genitori si ricordò più, ma tutta la sconvolse Cipride [Afrodite] innamorandola. E ora ella, che ha mente inflessibile, in mente mi ha fatto venire la cara Anattoria, che non mi è vicina. Potessi vederne il seducente passo e il lucente splendor del volto più che i carri dei Lidi e, in armi, i fanti.»
Questi sono solo i primi venti versi del carmen: il resto è talmente lacunoso da essere inutilizzabile ai fini di un'interpretazione. Anche solo da poche righe è chiara la forza dell'amore e di Afrodite, che fa innamorare gli umani. Saffo si ritrova preda della sua passione, nuovamente per una giovane donna. In questa poesia si contrappongono addirittura due prospettive: una maschile e una femminile. La prima concerne un mondo bellico, la seconda l'amore; è bene però precisare che nella prima strofa Saffo di proposito ricorre a un termine privo di genere: la cosa amata può infatti trattarsi di un uomo o di una donna. Ciò testimonia i vari destinatari dell'affetto della poetessa. In sintesi Saffo è una promotrice dell'amore nella sua complessità, senza rinunciare ad alcun affetto e ad alcuna persona.
I suddetti carmina sono pochi rispetto agli esempi che si potrebbero citare per chiarire le origini dei termini saffico e lesbico. Lampante è ormai il grande fraintendimento che ne consegue: Saffo, come è stato dimostrato, non era una lesbica. Come mai ci si è sbagliati così tanto? Allargando di più la prospettiva, si nota che l'intera categoria dell'omosessualità in Grecia è stata travisata, riconoscendovi intenti sentimentali, piuttosto che educativi e sociali. Un esempio di corrispettivo maschile dei nostri due termini potrebbe essere l'amore platonico, con cui si designa un affetto che non si traduce in passione fisica. Una definizione, questa, che di certo risulta indulgente, per non dire imprecisa, nei confronti degli uomini, pur trattandosi delle medesime dinamiche comportamentali delle donne. Un trattamento diverso che rispecchia una condizione sociale diversa? Sicuramente! In una terra, per certi aspetti, piena di innovazione e progresso come la Grecia, la differenza di genere era comunque una realtà. Nulla di strano in effetti rispetto all'epoca storica trattata, né fa di Saffo un caso unico. Altre donne dopo di lei hanno ricevuto lo stesso trattamento: per esempio Ipazia d'Alessandria, astronoma e filosofa del IV secolo d.C., fu screditata e uccisa dai cristiani in quanto ritenuta una strega pagana. La verità è che si condannavano tutte le donne di libero pensiero, che volevano accrescere la propria cultura e prendere coscienza di sé. Tale condizione ha attraversato i secoli e alcune situazioni non sono cambiate ancora oggi. Gli appellativi lesbico e saffico sono tuttora intesi scorrettamente e molte persone non lo sanno nemmeno. A mio parere si dovrebbe sempre ricercare la conoscenza della propria lingua e l'origine di vocaboli, detti ed espressioni: la parola è uno strumento potente e per usarla al meglio bisogna studiarla. Per quanto riguarda i due termini in sé, penso invece che si dovrebbero portare con orgoglio, non in nome della considerazione maschilista che vi è dietro, ma per le donne che ne sono state l'ispirazione. Sarei fiera di essere associata a persone come Saffo, con il coraggio delle proprie idee e la forza di andare contro ottuse convenzioni.
Autore: Bianca Maria Calvi
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