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Mongolia, dalla vita nomade al boom economico.


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La Mongolia è un paese che sta andando incontro oramai da dieci anni a un cambiamento economico, sociale e politico che ha effetti diretti e indiretti anche sulla salute e sugli stili di vita della sua popolazione che storicamente ha vissuto prevalentemente di pastorizia.


La Mongolia è al diciottesimo posto nella classifica mondiale dei paesi per dimensioni geografiche. Con una densità demografica di 2 persone per chilometro quadrato è anche il paese meno popolato al mondo. Nonostante questi dati, la popolazione mongola e più precisamente quella di Ulaanbaatar, la capitale, ha una alta prevalenza di patologie associate all'inquinamento atmosferico dell´aria. L'esposizione a livelli elevati di inquinamento atmosferico ha gravi conseguenze sulla salute, in particolare nei bambini (2).


Nel Gennaio del 2018, il valore di PM2.5 registrato nella capitale nel distretto Baruun 4 zam era pari a 3300 microgrammi/m3, 130 volte il valore di sicurezza indicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanitá in 25 microgrammi/m3. Nel 2016, la encefalopatia neonatale, le infezioni respiratorie e i parti prematuri sono state le principali patologie responsabili della morte o di un protratto stato di malattia nei bambini sotto i 5 anni.


Per poter comprendere i motivi per cui la Mongolia stia vivendo un problema di salute pubblica così grave bisogna analizzare lo sviluppo economico del paese. Nel 2011, la Mongolia ha registrato il piú alto tasso di crescita del prodotto interno lordo al mondo (+17%).

Il boom economico é da imputare principalmente al mercato dell'estrazione di minerali nel deserto del Gobi, nel sud della Mongolia. L´estrazione di zinco, rame e oro è stato responsabile, in quegli anni, del 20-30% del prodotto interno lordo (4).


La transizione economica nel paese ha avuto effetti anche sulla popolazione. I mongoli, storicamente popolo di pastori, attirati dai potenziali vantaggi di una vita migliore nella capitale, si sono lentamente spostati in un ambiente urbanizzato che ai molti era pressoché sconosciuto. Il risultato di questa transizione lo si può vedere nei numeri. La Mongolia ha una popolazione di circa 3 milioni di abitanti. La capitale, Ulaanbaatar ne ospita 1.2 milioni.


Oltre a motivi economici, la migrazione verso la capitale è da imputare anche alle condizioni invernali estreme della steppa mongola. Nel 2010, 9000 famiglie hanno perso le proprie mandrie di animali (per lo più pecore, mucche, cavalli) per il freddo e altre 30000 famiglie hanno visto dimezzato il proprio bestiame(5).


Ulaanbaatar venne costruita verso la fine degli anni 50 quando ancora era sotto influenza sovietica. Il piano urbanistico della città era pensato per una popolazione di mezzo milione di abitanti. Nonostante la migrazione massiva verso la capitale degli ultimi anni non ci sono stati veri cambiamenti strutturali nella città. Il risultato è stato lo sviluppo incontrollato di immensi sobborghi negli altopiani che avvolgono la città. Le famiglie nomadi si sono stanziate con le loro yurte, le tipiche abitazioni mongole, in queste zone senza che il governo sopperisse allo sviluppo delle infrastrutture basilari per fornire acqua, elettricità e strade.

In inverno, le temperature nella capitale scendono a -20℃ durante il giorno e -40℃ di notte. La mancanza di elettricità e acqua corrente costringe oggi la popolazione di queste zone a bruciare carbone, legna, gomme di varia natura o qualsiasi altro tipo di materiale che consente alle famiglie di scaldarsi contribuendo però così a circa l'80% dell'inquinamento atmosferico della capitale. Il rimanente 20% di inquinamento è dovuto al traffico (10%), a impianti termici (6%) e a polveri varie (4%).


La transizione economica che la Mongolia sta vivendo negli ultimi decenni ha avuto un forte impatto anche sullo stile di vita nomade della popolazione mongola.

I pastori, abituati alla vita isolata, semplice e lentamente cadenzata delle steppe hanno ora a che fare con il sovraffollamento, gli alti costi della vita cittadina, una dieta completamente differente, la mancanza di una appropriata educazione alimentare e una generale mancanza di risorse finanziarie. Tutti questi fattori hanno contribuito, tra gli altri, a un aumento dell'incidenza di patologie respiratorie nella popolazione.


La migrazione massiva nella capitale ha così sovraccaricato il sistema sanitario. L'accesso ai trattamenti medici negli ospedali è particolarmente inadeguato per la semplice mancanza di una capacità di ricezione delle strutture sanitarie e una inadeguata politica di registrazione del paziente nel sistema sanitario. Ciò rende, di conseguenza, impossibile per i cittadini avere una copertura sanitaria adeguata e una mancanza, da parte del governo, di un opportuno piano sistematico di supporto al cittadino.

La mancanza di stabilità lavorativa nelle famiglie ha un effetto negativo anche sull'aderenza del paziente alle terapie. In mancanza di soldi, un paziente può infatti decidere di dare la priorità ad altre necessità interne alla famiglia. Se questo atteggiamento può essere efficace a breve termine all'interno del nucleo familiare, può avere però effetti deleteri sul singolo paziente e sui costi che il sistema sanitario mongolo dovrà sostenere nell'avere una persona parzialmente trattata e ancora malata.


Recentemente ci sono stati alcuni investimenti e campagne di sensibilizzazione per ridurre i livelli di inquinamento atmosferico. Tra gli altri, riduzione temporanea della mobilità degli autoveicoli in determinati giorni, utilizzo gratuito dell’elettricità nelle ore serali, restrizione dei permessi di residenza nella città, installazioni di forni domestici a basso impatto ambientale, proibizione della vendita di carbone grezzo. La maggior parte di queste proposte, potranno avere un impatto positivo a breve termine ma potrebbero essere non del tutto efficaci sul lungo termine. La proibizione della vendita di carbone grezzo, ad esempio, indurrà probabilmente il cittadino nel ripiegare sull’utilizzo del legname. A lungo termine questo potrebbe avere un effetto di massiccia deforestazione delle zone in prossimità della capitale.


In termini di interventi di carattere sanitario, investimenti dovrebbero essere fatti in campagne di sensibilizzazione a favore della salute dei bambini e delle donne incinta e il vaccino coniugato pneumococco dovrebbe essere introdotto nel programma di vaccinazione nazionale.

A livello politico, l'attrazione di fondi esteri e il rispetto degli accordi politici presi riguardo la salute pubblica sono un'altra condizione necessaria per poter ridurre il livello di inquinamento atmosferico e diminuire l'incidenza di malattie che potrebbero gravare direttamente sulle casse dello stato.


Il governo mongolo dovrebbe quindi considerare soluzioni a lungo termine per ridurre l'inquinamento dell'aria nella capitale: investimenti in termini di ridefinizione della viabilità cittadina, potenziamento e ammodernamento dei servizi di trasporto pubblico e incentivi per la costruzione di abitazioni a basso impatto ambientale non solo nella capitale ma anche in tutte le altre città del paese che potrebbero essere colpite, a breve, dallo stesso problema di salute pubblica.


Nel 2015, in occasione di Expo, a Milano, il ministero dell´Alimentazione e Agricoltura mongolo ha presentato il progetto Green gold Project (Progetto verde oro). Il progetto si poneva come obiettivo quello di aiutare 140.000 pastori nel sostenere il proprio stile di vita nelle steppe perché riconosciuti come garanti di uno stile di vita sostenibile e in grado di proteggere il prezioso ambiente naturale del paese. Il progetto ha vinto anche un premio come miglior progetto in Sviluppo sostenibile nella pratica della sicurezza alimentare.

Questo progetto rappresenta una delle potenziali strategie da perseguire a lungo termine. Alla riduzione di una migrazione incontrollata verso i centri urbani si affianca anche lo sviluppo di un progetto che riconosce come la vita in un centro urbano non rappresenti per forza l'unico modello da perseguire. È sicuramente una direzione di investimento che guarda al futuro e alla necessità di tenere in considerazione nell’equazione non solo l'uomo ma anche l’ambiente.



Autore: Luca Paroni (redazione ALIA)

 
 
 

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