Paragrafo 175: puniti per l'amore
- Accorciamo le distanze

- 27 gen 2021
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Una pagina buia della storia che ogni anno bisogna rileggere e ogni anno se ne scoprono risvolti nuovi, meritevoli anch'essi di essere ricordati
L’odio, il disprezzo e il pregiudizio sono figli del negazionismo, dell’ignoranza consapevole e del vuoto intellettuale. Fin quando ci limiteremo ad ignorare un passato, paurosamente non così remoto, vi sarà sempre il pericolo di cadere nei medesimi errori. Errori, da cui non si può tornare indietro.
Per questo è importante ricordare, avere memoria e a causa di ciò vi racconterò dell' "omocausto" ovvero la persecuzione degli omosessuali sotto il Nazismo. Non parlerò dell'Italia in quanto Mussolini preferì "eliminare" gli omosessuali con l'indifferenza legislativa: <<non c’è bisogno di alcun articolo penale perché non abbiamo omosessuali>>: come a dire che gli omosessuali non esistono e se caso mai ne troviamo qualcuno, ci sono sempre le forze di Polizia che ci pensano. È quello che in Italia è stato fatto, perchè, come scrive Giovanni Dall’Orto, storico e noto studioso di storia lgbt:
Il razzismo nazista si basava sull’assunto ottocentesco secondo cui le persone omosessuali costituiscono una specie di ritorno all’indietro nel cammino darwiniano dell’evoluzione della specie, una involuzione che nel gergo scientifico dell’epoca si chiamava degenerazione. Il programma razziale nazista esigeva l’eliminazione di tutte le persone che, essendo degenerate, costituivano un handicap al trionfo del popolo tedesco nella selezione naturale fra i popoli. Delirio applicato ovviamente ad ebrei, zingari, disabili.
Subito dopo essere stato eletto, il 30 Gennaio 1933, Hitler mise fuori legge tutte le associazioni gay e lesbiche e condannò, come socialmente aberranti, migliaia di omosessuali. Stroncata e ridotta alla clandestinità, questa cultura, fiorita nella relativa libertà degli anni ‘20, nei pub e nei Café di Berlino, Amburgo, Monaco, Brema ed altre città tedesche venne smantellata, rastrellata e colpita nei luoghi di incontro, di cultura e socializzazione.
Essa fu poi accompagnata verso la soluzione finale il 28 Giugno 1935, quando Hitler, nel pieno della sua follia discriminatoria, promulgò il Paragrafo 175a, detto anche "175 modificato", che si rifà all'art. 116 della "Costitutio Criminali Carolina" promulgata dall’imperatore Carlo V nel 1532. Quest'ultima recitava:
Quelle persone coinvolte in condotta lasciva, sia uomo con uomo, che donna con donna, o essere umano con animale, perderanno la loro vita bruciando sul rogo.
Dopo vari passaggi nei secoli, nel 1871, essa venne promulgata con il numero 175, ed estesa, da parte di Otto von Bismarck, a tutto l’Impero Tedesco.
Il paragrafo 175a condannava gli omosessuali ai lager; tutto diviene perseguibile, persino l’espressione di un desiderio o di uno stato d’animo. Venne così attuata la cosiddetta repressione "delle fantasie sessuali", in base alla quale qualunque accenno verbale, o scritto, anche solo un disegno, che evochi un legame o un rapporto omosessuale, comporta l’internamento in un Lager.
A Buchenwald, così come in tutti i campi di concentramento, i nazisti impiegarono enormi energie per applicare sistemi per umiliare, tormentare e usare violenza alle persone omosessuali. Ciò é noto non solo dai racconti degli ex-prigionieri, ma anche dai memoriali dei leader nazisti come Himmler, che era guidato da un inimmaginabile odio verso gli omosessuali. Altri, come Rudolf Höss, comandante dei lager di Auschwitz e Sachsenhausen, esercitarono, nei confronti degli omosessuali, una vera e propria azione di sadismo pianificato. Gli uomini dovevano portare bracciali gialli con la "A" al centro (che sta per "Arschficker", sodomita) o la scritta "175" e solo dopo con il triangolo rosa: esso fu scelto per spregio nei confronti di chi era ritenuto intrinsecamente effeminato. Alle lesbiche internate di cui si ha notizia, fu imposto, invece, il triangolo nero delle persone "asociali": erano tutti quei prigionieri anarchici, alcolisti, senzatetto, che nella loro “asistematicità” comportamentale venivano percepiti come un pericolo per la tradizionale famiglia di sana e pura razza ariana.
Gli omosessuali non solo erano considerati la feccia peggiore sia dalle SS che dagli altri detenuti, ma erano anche tenuti in unità di isolamento speciali, emarginati dal resto degli internati ed assegnati ai lavori più duri; perfino il sonno era loro negato, essendo costretti a dormire con la luce accesa e le mani sopra alle coperte per evitare che potessero avere rapporti tra loro o masturbarsi. Ricoperti di catrame o cementificati agli arti inferiori (azione compiuta anche dagli “squadristi” di Putin all’indomani della ripugnante legge anti-gay varata qualche anno fa in Russia), dati in pasto ai cani, castrati ed impiegati come milizie violente al fronte, la comunità omosessuale subì i peggiori trattamenti a cui un essere umano può esser sottoposto. Basti pensare che gli inutili tentativi di eliminare l’amore di un uomo nei confronti di un altro uomo portò i nazisti alle idee più malvagie e perverse. Così il dottore danese delle SS Vernet convinse Himmler di avere trovato un’arma fantastica contro l’omosessualità. Vernet impiantò una "ghiandola sessuale artificiale" in 15 omosessuali usati come cavie, ma sebbene i risultati furono nulli (due di essi morirono per complicazioni postoperatorie), Vernet scrisse orgoglioso a Himmler , nel 1944:
La ghiandola maschile artificiaIe è pronta, è stata testata e standardizzata sugli animali ed i risultati preliminari dimostrano che questo impianto, noto come 3 A, é capace di convertire omosessualità in una normale condotta sessuale.
Nel Campo di concentramento di Sachsenhausen i nazisti usavano gli uomini come cavie per testare calzature. Molti omosessuali furono costretti a correre per 40 km al giorno, senza pausa, per testare la durata delle suole sintetiche, sferzati dai colpi ed aizzati dai cani; spesso in scarpe troppo piccole per il piede. Si calcola che circa 15.000 omosessuali furono internati nei campi di sterminio e la maggioranza di essi non sopravvisse all’imprigionamento.
Vorrei ricordare un altro fatto storico, purtroppo ancor oggi quasi nascosto all'interno dei circoli Anpi e dalle istituzioni (vergogna!? paura?!): l'apporto alla liberazione di partigiani omosessuali. Stefano Paolo Giussani ha pubblicato ben due romanzi che parlano di amore tra uomini all’interno della lotta partigiana (“L’ultima onda del lago” e “Farà nebbia”) e ci ricorda che, se oggi siamo liberi di parlare di diritti, in questo Paese, lo dobbiamo anche a chi ha imbracciato un fucile e ha rischiato la sua vita per noi, da omosessuale.
Buona giornata della memoria
Autore: Angela Valtorta


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