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Pompeian graffiti


I graffiti sono un fenomeno odierno quanto passato: li troviamo sui muri delle nostre case, come sulle rovine di Pompei. Si tratta di uno schiaffo al decoro oppure hanno un valore nascosto?


I graffiti sono una realtà che ormai tocca qualsiasi centro abitato. Giri per Milano o in un paesino di montagna e te li ritrovi davanti. Sono dappertutto, purtroppo anche dove non dovrebbero essere: giusto per fare un esempio, parlo di luoghi come nel caso dell'imbrattamento dell'affresco trecentesco della Chiesa di San Lorenzo a Vicenza. La verità è che ormai ci accorgiamo dell'esistenza dei graffiti solo se sono su un edificio importante o storico...o probabilmente se ci rifacessero il muro di casa! Siamo saturati da un oceano di scritte e disegni che vediamo ogni giorno; sono la nostra quotidianità.


I graffiti sono un fenomeno che nasce ufficialmente sui treni di Filadelfia nei tardi anni '70, ma in realtà quella è solo la data dell'origine del movimento del graffitismo. Le iscrizioni sono ben più antiche: sono state ritrovate in contesti e datate in epoche impensabili. Un esempio lampante è Pompei.


La città è tappezzata di graffiti, che si presentano in quantità talmente elevata da rivaleggiare un centro abitato odierno di medie dimensioni. Ciò che però ha colpito di più non è la mole di attestazioni, ma gli argomenti. La maggior parte delle scritte, come al giorno d'oggi, sono di carattere amoroso, rifacendosi ogni tanto ad autori celebri (Virgilio, Ovidio, Lucrezio ecc). Vorrei poter dire che anche i graffiti contemporanei si ispirino a scrittori importanti...ma non credo proprio! A Pompei però non mancano anche motteggi osceni, battute sarcastiche, invettive da strada e manifesti politici. Qualcuno penserà che alcune tematiche adesso non vengano di certo sbandierate in giro, ma all'epoca la carta non era un'opzione e, se ci fosse ancora qualche scettico, aggiungo solo due parole: social networks!


Vorrei ora concentrarmi in particolare su una casa di Pompei: la Casa del giardino, nel quartiere pompeiano chiamato Regio V. Si tratta di un'abitazione di una famiglia benestante che ha recentemente restituito epigrafi e disegni, realizzati a gesso o a carboncino, oppure incisi. Alcuni di essi non hanno richiesto particolari sforzi interpretativi, come quello nella stanza da letto.

Altri invece hanno richiesto un'analisi più approfondita, come i due ritrovati sul muro meridionale dell'ingresso.

Il primo graffito reca la scritta "Leporis fellas", ossia "Leporis succhia": si riferisce a una donna di nome Leporis che, a quanto pare, era usa praticare rapporti orali. Il secondo recita le parole "Lucius cunnilingus", ossia "Lucius leccatore di vagina": sembra evidente che un uomo, tale Lucio, abbia guadagnato una fama di un certo livello. Bisogna ammettere che entrambi sono affermazioni piuttosto scurrili...ma almeno su questa parete vige la parità di genere!


Al di là di tali motteggi licenziosi, il vero fiore all'occhiello della casa è un altro graffito, inciso sulla parete est dell'atrio. La scritta si trova a un'altezza compatibile con la statura di uomo adulto. Il testo recita:


XVI K NOV IN OLEARIA / PROMA SUMSERUNT [...]


Sedici giorni prima delle calende di Novembre hanno preso nella dispensa olearia [...]



La frase è parziale: non sapremo mai che cosa sia stato preso dalla dispensa perché le ultime parole sono state cancellate. L'argomento è chiaramente inerente a una questione domestica. Converrete con me che non è molto avvincente, anche meno dei precedenti. Le informazioni dei primi due graffiti possono almeno essere viste in un'ottica cittadina: non sarebbe scorretto chiamarli gossip e, come ogni pettegolezzo succulento, potrebbero aver interessato più pompeiani di quelli che pensiamo (forse anche direttamente: Leporis e Lucius avranno pur rivolto le loro attenzioni a qualcuno). Il terzo invece è proprio inerente alla sfera privata e casalinga. Non sapendo che cosa sia stato portato fuori dalla dispensa, non otteniamo neanche una piccola informazione in merito alla gestione di una casa pompeiana o alla dieta. Insomma, potremmo pensare che sia una scritta inutile!


In realtà non è così...neppure lontanamente! La data contenuta nel testo si è rivelata di un'importanza incredibile. Il graffito parla di sedici giorni prima delle calende di Novembre, ossia il 17 Ottobre. Fin qui niente di emozionante: ogni anno ha un 17 Ottobre! L'ago della bilancia sta invece nel capire di che anno si tratti.

La scritta non contiene il riferimento esatto, ma è realizzata con il carboncino, una sostanza che permea poco sui supporti. Tale affermazione non è certo molto precisa, ma sono più indicativi il contenuto del testo e l'ambiente in cui ci troviamo.


L'atrio della Casa del Giardino era chiaramente in ristrutturazione, probabilmente a causa dei danni del terremoto del 62 d.C. che aveva colpito Pompei. Siamo sicuri dei lavori in corso per via della mancanza del pavimento, di un contenitore per la malta e di varie anfore contenenti materiali da costruzione. A causa di questi interventi di ricostruzione, le pareti sono piene di scritte di operai, conti fatti da schiavi o da componenti della famiglia, disegni di bambini. Insomma, le attestazioni qui sono molteplici e tutte sono intese come temporanee: la durata dei lavori nell'atrio. Se l'intenzione era quella e le riparazioni erano in corso, come si evince dai resti, allora l'iscrizione è del 79 d.C., l'anno dell'eruzione di Pompei.

Si è sempre pensato che la data esatta di tale calamità fosse il 24 Agosto del 79 d.C., come è stato riportato da una lettera di Plinio il Giovane narrante la fine di suo zio, Plinio il Vecchio. Il noto scrittore era proprio morto durante l'eruzione del Vesuvio. Tutto il mondo ha perciò sempre considerato Agosto come il mese della distruzione di Pompei e delle altre città limitrofe..finora!


La recente scoperta di quel graffito nella Casa del Giardino ha dunque cambiato tutto. Per quanto riguarda lo scritto di Plinio il Giovane, è probabile che esso sia stato trascritto male da qualche monaco medioevale: era un errore comune. D'altra parte è il caso di dire che su quelle pareti pompeiane carta (si fa per dire) canta! È impossibile che l'iscrizione sia sbagliata: leggiamo le parole scritte direttamente dall'autore pompeiano, senza intermediari.


Questo testo, insieme a un altro ritrovato nella Villa Sora di Ercolano, hanno contribuito a sciogliere un dubbio storico su cui si discuteva da oltre un secolo. Non sembra che cambi molto far slittare la data dell'eruzione di un paio di mesi, ma bisogna tener conto che stiamo parlando di uno degli eventi più catastrofici della storia, che ci ha fornito indirettamente una quantità di informazioni incredibili su ambiti altrimenti sconosciuti per noi. Al di là delle nozioni storiche, Pompei e le città limitrofe sono importanti perché sono gli unici siti al mondo così ben conservati da consentirci di ricostruire la vita quotidiana, la dieta, le case, le dinamiche sociali...


Ecco dunque che un graffito di contenuto banale, totalmente inutile all'epoca, inaspettatamente acquisisce ora ripercussioni mondiali e universali. Mi chiedo se anche le scritte odierne potrebbero avere valenza in futuro. Mi sbilancio subito dicendo che la frase "Michele ti amo, Rosanna" sul palazzo davanti a casa mia non sarà di certo utile ai posteri...questa come tanti altri esempi! Aggiungo che, tralasciando i murales, molte iscrizioni sono orribili e, onestamente, non fanno altro che imbrattare i muri delle case. Sarei contenta se non le vedessi più, se non esistessero. Deturpare un muro forse può essere incluso tra le pessime abitudini dell'uomo, come sporcare e devastare l'ambiente circostante: un gesto vecchio quasi quanto la civiltà, anche se sembra paradossale. Esso va accettato come parte del disordine-ordine delle cose, come bisogna esser consapevoli che chiaramente non siamo tutti geni a questo mondo! Tuttavia, c'è qualcosa di più da dire.


Dinamiche sociali e idee a volte vincono la sfida del tempo, a volte soccombono ad essa e cambiano: ciò che per noi è spazzatura, un domani potrebbe essere un tesoro. Allo stesso modo i graffiti potrebbero venir rivalutati da chi ci succederà. Se l'esempio della scritta di Pompei ci dà qualcosa, è proprio questo. Nello specifico penso che cambi la concezione di valore, da intendere in senso economico e sociale. È un concetto relativo, dipendente da molte variabili. Il problema è che non sappiamo che cosa ci riserverà il futuro, per cui siamo condannati a scommettere e a incrociare le dita. Diamo importanza e conserviamo delle cose con l'idea che servano, mentre altre vengono eliminate. Non sapremo mai se la nostra scelta abbia influenzato l'avvenire, nè forse è giusto preoccuparcene. In fondo si tratta di fortuna. Se i proprietari della Casa del Giardino avessero deciso di cancellare le scritte dell'atrio, oggi non sapremmo che l'eruzione del Vesuvio è avvenuta in Autunno! È stato un caso, una benevola concessione del destino. Con questo non intendo certo dire che dovremmo sperare in un'eruzione vulcanica per tirarci fuori dal dubbio: credo che il 2020 ci abbia già dato abbastanza! Inoltre sarebbe pretenzioso da parte mia suggerire un'apertura mentale più ampia, perché semplicemente è un concetto inattuabile: non possiamo vivere in un'epoca pensando ai prossimi 500 anni, se non di più! L'unica cosa che posso fare è dare uno spunto di riflessione: il senso della percezione è effimero e a volte le risposte che cerchiamo esistono, solo che non è ancora arrivato il momento per conoscerle.



 

Autore: Bianca Maria Calvi



 
 
 

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