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Siamo liberi solo se lo sono tutti


L’asessualità: un argomento poco conosciuto e, soprattutto, poco capito


“Se tutti fossero come voi, cesserebbero le nascite e la popolazione mondiale finirebbe”, “Non fare mai l’amore. È possibile?”, “Ma è per una questione religiosa?”, “Hai avuto troppe delusioni e hai chiuso i battenti?”, “Non è una cosa naturale”, “Hai dei traumi infantili?”, “Sarà una malattia”...

Signore e signori, ecco a voi i pregiudizi più comuni legati all’asessualità!

Queste sono solo alcune delle insinuazioni che sfortunatamente troppo spesso circondano le persone che si definiscono asessuali, ovvero coloro che non provano attrazione fisica verso gli altri o che non hanno pulsioni sessuali.

Oggi cercheremo di conoscere un po’ di più il mondo dell’asessualità, per cercare di fare chiarezza su una parte del mondo LGBTQIA+ ancora molto in ombra e associata a convinzioni sbagliate.

Partiamo dalla scienza.

In biologia, la parola asessuale si usa per parlare di esseri che non si riproducono attraverso il sesso. Da quando esiste vita sulla Terra questa forma di riproduzione è stata quella predominante e ancora adesso è attuata da alcuni organismi viventi semplici. Ne esistono tuttavia anche certi più grandi e più complessi -come lo squalo ad esempio- in grado di riprodursi asessualmente. In tantissime altre specie animali filogeneticamente più giovani dello squalo, tra cui noi esseri umani, la riproduzione avviene solo attraverso l’atto sessuale. Nonostante ciò, all’interno della categoria dei mammiferi, ci sono prove che ci dimostrano che alcuni di tali esemplari possono non provare alcuna attrazione sessuale verso i rispettivi possibili partners, e che quindi possono essere definiti asessuali.

Intorno agli anni ’50 Alfred Kinsey, biologo e sessuologo statunitense, fu il primo a intuire che il comportamento sessuale non poteva essere ridotto solamente alle due categorie di eterosessuale e omosessuale. I suoi studi rientrarono all’interno dei saggi Sexual Behaviour in the Human Male e Sexual Behaviour in the Human Female ed ebbero un ruolo centrale nella lotta per i diritti della comunità LGBTQIA+. Nello specifico, egli fu il primo studioso a sostenere e dimostrare scientificamente che le inclinazioni sessuali di ciascun singolo possano mutare nel corso della vita. In Sexual Behaviour in the Human Male Kynsey afferma:

“Il mondo non è diviso in pecore e capre. Non tutte le cose sono bianche o nere. È fondamentale nella tassonomia che la natura raramente ha a che fare con categorie discrete. Soltanto la mente umana inventa categorie e cerca di forzare i fatti in gabbie distinte. Il mondo vivente è un continuum in ogni suo aspetto. Prima apprenderemo questo a proposito del comportamento sessuale umano, prima arriveremo ad una profonda comprensione delle realtà del sesso”.

Stiamo parlando in una vera e propria rivoluzione concettuale volta a sradicare il pensiero dominante da una serie di tabù associati al sesso, in un periodo storico e sociale difficile: vi regnavano i pregiudizi, l’omofobia e la bifobia, per non parlare poi dell’autoerotismo, ai tempi visto come pratica promiscua e ai limiti della perversione.

Nel 1994 Anthony Bogaert -psicologo specializzato nello studio della sessualità- ha curato uno studio scientifico pubblicato sul Journal of Sex Research e citato sul New York Magazine. Ciò che è stato dedotto, su un campione di 18.000 inglesi, è che gli asessuati rappresenterebbero l’1%.

Ad oggi, per la letteratura scientifica, l’asessualità rientra ufficialmente tra gli orientamenti sessuali come l’omosessualità, l’eterosessualità e la bisessualità: una condizione normale. Al contrario di quello che molti pensano, non fa parte di alcun disturbo clinico, non dipende né da traumi infantili, né dalla confessione religiosa e, in ultimo -ma non meno importante, visto che è uno dei principali falsi miti che la riguardano- non esclude l’eccitazione sessuale.

Io stessa, fino a non molto tempo fa, ero erroneamente convinta che gli asessuali rifiutassero il sesso in tutte le sue forme, ma non è così. Confondevo forse questo orientamento con chi pratica astinenza per scelta. L’asessuale invece può eccitarsi e può praticare autoerotismo traendone piacere pur non essendo interessato al sesso come “fenomeno relazionale”. Inoltre, diversamente da quello che si potrebbe pensare però gli asessuali possono comunque volere rapporti di natura romantica e innamorarsi.

Per entrare nel merito della questione occorre fare una distinzione tra orientamento sessuale e quello romantico, diversificando quindi l’attrazione del quel tipo da quella dell’altro. Sia gli asessuali sia i sessuali possono provare interesse romantico. I primi non sono per forza aromantici, oppure ancora, un individuo che prova attrattiva sessuale verso un altro non vuol dire necessariamente che nei confronti di quest’ultimo ne senta anche una di tipo romantico. È per questo che nel mondo dell’asessualità troviamo diverse sfumature di quelli che possiamo definire orientamenti romantici, ovvero le attrazioni emotive ed affettive che un singolo può provare per un altro. Chi è asessuale è libero di riconoscersi in base al proprio orientamento romantico in:

  • Asessuale aromantic*, quando non prova alcuna attrazione romantica verso chiunque;

  • Asessuale biromantic*, se può essere attratt* romanticamente da entrambi i sessi;

  • Eteroromantic*, quando è attratt* romanticamente dal sesso opposto;

  • Omoromantic*, se è interessat* romanticamente a persone dello stesso sesso;

  • Panromantic*, analogo a pansessuale, cioè può provare attrazione romantica verso un individuo senza dare importanza al suo sesso e al suo genere.

Coloro che invece non si definiscono esclusivamente asessuali ma che possono percepire attrazione sessuale verso un’altra persona con cui hanno già un forte e profondo legame emotivo, si possono definire demisessuali, rientrando in una parte dell’asessualità chiamata asessualtà grigia, che sta tra l’allosessualità (cioè l’identità di chi prova desiderio sessuale) e l’asessualità.

Su questo vasto spettro di tipologie esistenti di asessualità, David Jay, attivista americano, ha fondato AVEN, una comunità virtuale esistente anche nel nostro paese e conosciuta come AVEN Italia - prima comunità italiana di asessuali. AVEN nasce con l’obiettivo di: promuovere discussioni; creare dialoghi all’interno della comunità asessuale; dare visibilità sociale, politica e mediatica a una categoria di persone fino a non molto tempo fa poco considerate anche all’interno della comunità LGBTQIA+.

Mi rendo conto che diversi di voi, leggendo questo articolo, si troveranno abbastanza disorientati dall’immensa e inaspettata varietà all’interno della comunità asessuale. Qualcuno potrà storcere il naso davanti a uno scenario così variegato di quelle che potrebbero essere considerate banalmente come etichette. Tuttavia, a volte, potersi identificare in un termine per sentirsi parte di qualcosa è un bisogno, una necessità per non sentirsi soli al mondo, emarginati e incompresi, e soprattutto per poter avere una rilevanza sociale. Avere un nome, un gruppo nel quale potersi riconoscere, può voler dire affermare e rivendicare la propria identità, così da poter finalmente ottenere uno spazio pubblico di riferimento che spetterebbe a tutti di diritto.

Per chi fosse interessato o incuriosito di scoprire più approfonditamente la comunità asessuale o per avere maggiori informazioni circa l’asessualità in generale, qui di seguito il link ad Aven Italia http://it.asexuality.org/.



 

Autore: Lucrezia Abate

 
 
 

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