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Sotto la Magnolia


Dal 1989 nel piccolo parco inzaghese, la festa diventa convivialità, incontro, condivisione, cultura


Nella nostra associazione l'aspetto umano, in tutte le sue sfaccettature, è sempre stato centrale, l'affettività prima dell'attività, la persona prima del lavoro, il buon umore, se possibile, piuttosto dei musi lunghi. Stare insieme come un gruppo, invece che come una sommatoria di individui, ha significato condividere buona parte dell'esistenza di ognuno, anche nei periodi più duri e difficili, e forse questa è una forte ragione che spiegherebbe in parte la longevità del Centro Attività Sociali.

In questo contesto era naturale trascorrere momenti di festa, alzare le coppe nei brindisi, cantare tanto accompagnando le serate al suono delle chitarre, mangiare insieme alla stessa tavola.


La festa quindi come un valore, non un semplice passatempo, non un'occasione per sballare, per cercare artificiosamente momenti di fuga, ma invece una ragione di essere, di comunicare.


Quindi pensare di proporre una Festa fu una conseguenza quasi naturale in questa situazione, dopo che già nei primi anni ottanta qualche timida esperienza in proposito aveva trovato modo di manifestarsi al Parco della Magnolia. Una Festa sì, ma come caratterizzarla? Quale taglio darle rispetto, per esempio, alle tradizionali feste di partito, ancora molto in voga in quel periodo storico? Che obiettivo prefigurarsi per un impegno economico e umano certamente di non poco conto?


La scelta fin da subito fu molto chiara: la Festa della Magnolia deve essere una occasione di convivialità, di buon umore, di affettività, di partecipazione attiva, ma anche di conoscenza, di scambio culturale, di apertura alle diversità, di ricerca nelle forme comunicative, di varietà di linguaggi. Questo è lo spirito della Festa della Magnolia!


In tutti questi anni, dal 1989 ad oggi, la Festa è stata un crescendo nell'impegno e nella partecipazione, sia per chi ci lavora come per chi la vive, diciamo così, da “utente”. Fedele al suo spirito ha voluto sperimentare diversi percorsi, soprattutto dal punto di vista della proposta culturale, manifestandosi nel tessuto urbano e sociale come un riferimento, un punto a cui rivolgersi per elaborare e sviluppare nuove idee.


La cultura ha un ruolo centrale quando si parla della “Magnolia”, quella che non è saccenza, non si declina in argomenti e metodi esclusivi, ma invece, attraverso il linguaggio dell'arte, trova il modo di manifestarsi in un contesto colto e popolare allo stesso tempo, perchè è un bisogno e un diritto di tutti. La cultura non come mezzo, non come strumento per altri fini, per raccogliere consensi o adesioni, ma come valore in sé, come ragione in sé, la cultura per la cultura, la cultura per la crescita collettiva. Incredibile vero? In fondo si sta parlando di una festa....


Gli eventi che hanno caratterizzato lo stile particolare della Festa sono, negli anni, innumerevoli e si prestano a un racconto fatto di belle emozioni, momenti di tensione, fatiche, aneddoti.


Qualcuno di noi si ricorda, soprattutto tra i più anziani, quando nelle prime edizioni arrivavano a controllare se tutto fosse a norma i Vigili del fuoco, arrivavano con i loro mezzi enormi, intere squadre in divisa, magari ci capitava quel comandante severo e pignolo, che ci faceva le pulci sull'impianto elettrico, sul fatto se un telo fosse più o meno ignifugo, se una struttura fosse veramente sicura e montata a regola d'arte, facendoci passare veri e propri momenti di ansia prima di darci il nullaosta per cominciare la festa. Ma quelli dell'Asl erano anche peggio, si presentavano generalmente in due e cominciavano a farci domande sull'igiene in cucina e sui bagni, non sorridevano quasi mai, ci guardavano spesso con quell'aria di sufficienza, fortunatamente a volte anche di indulgenza, ci consideravano, a seconda dei momenti, un po' sfigati, un po' ingenui, un po' sognatori, anche un po' mattoidi. Una volta ci contestarono la presenza delle formiche: in un parco pubblico! Un'altra, memorabile, ci negarono il permesso perché utilizzavamo i bagni chimici, cosa che peraltro facevano tutti, a poche ore dall'inizio degli eventi, scatenando rabbia e incredulità: solo la nostra fermezza e determinazione per una denuncia pubblica, in riferimento a una palese ingiustizia nei confronti di un'associazione di volontariato, determinò l'immediata retromarcia della responsabile di zona.


Una caratteristica propria, e unica tra le altre, della Festa è sempre stato il preludio teatrale, che fin dalle primissime edizioni si è manifestato come parte fondamentale dell'intera programmazione. Tale preludio è stato pensato non solo o non tanto come annuncio della Festa, ma come un'occasione per portare la cultura all'interno del paese in maniera diretta, là dove il cittadino vive, si incontra, si rapporta, privilegiando i luoghi più significativi dal punto di vista del valore storico, della tradizione, dell'identità collettiva. I vecchi cortili, ma anche la Piazza, la pubblica via, il Naviglio Martesana, sono diventati palcoscenici e platea allo stesso tempo, ambiti su cui cucire spettacoli di strada, performances teatrali, racconti poetici, elaborazioni musicali e vere e proprie sperimentazioni culturali, coinvolgendo in più occasioni le stesse realtà locali del settore, come la Banda Parrocchiale o i Cori, in una sorta di collaborazione e disponibilità nella ricerca di proposte innovative.


Che dire poi dei concerti che in tutti questi anni sono stati proposti nel Parco della Magnolia, durante il periodo della Festa? Anche qui lo spirito è quello: la musica come forma comunicativa dove la ricerca del bello si associa alla conoscenza, la musica che nell'ascolto diventa piacere, emozione, riflessione, la musica che racconta le storie del mondo e le vite dei popoli, la musica che è anche tecnica sopraffina, canto di rabbia e d'amore, espressione della sfera collettiva come di quella più intima. Il luogo, lo spazio del parco pubblico, di dimensioni ridotte, raccolto tra il Naviglio e le case circostanti, anche qui ha permesso, con una buona dose di coraggio, di sperimentare diversi linguaggi musicali: l'arpa celtica come la musica rinascimentale, il flamenco e la pizzica, il jazz e il rock, la tradizione popolare mediterranea come quella del Sud del mondo, il cantautorato e il folk americano o irlandese. Certo non sempre le proposte sono state all'altezza, fortunatamente molto poche in verità, o sono state capite, subendo a volte il rischio della sperimentazione e della ricerca, ma si può dire che in generale gli obiettivi sono stati quasi sempre raggiunti, e la crescente partecipazione delle persone in tutti questi anni ne è la migliore prova.


L'altro aspetto caratterizzante, ma questo certamente comune con le altre feste, è quello del volontariato: tutta la Festa è organizzata e gestita in maniera volontaria, eccetto, negli anni più recenti, una parte del montaggio delle strutture e, da sempre, il service per i concerti. Più o meno per fare la Festa della Magnolia sono necessarie una sessantina di persone volontarie, se non di più, che offrono il loro tempo e le loro energie per sei serate in cucina, in birreria, al servizio e pulizia tavoli, alcune anche nei week-end precedenti e pure quelli successivi, per l'allestimento e lo smontaggio: una faticaccia! Ora, è evidente che per durare oltre trent'anni ci vogliono forti motivazioni, e sono quelle sopra elencate all'inizio di questo scritto, ma c'è anche qualcosa di più, cioè la consapevolezza di vivere un'esperienza unica, soprattutto dal punto di vista umano, che fa passare la fatica in second'ordine, lasciando ampio spazio all'emozione dell'unità, alla condivisione di un evento in cui ci si sente parte di una storia da raccontare, al di là delle normali e inevitabili tensioni che si manifestano quando c'è tanto da fare.


L'aneddotica della Festa “vissuta” sarebbe lunghissima e varia, si potrebbero raccontare fatti e vicende innumerevoli, quasi tutti ricordi piacevoli o comunque significativi, che denotano quel clima magico che si palesa durante quei giorni, la familiarità, la complicità, la voglia di ridere, di stare bene, di incontrarsi, appunto un clima di festa anche per chi ci lavora, nonostante la fatica e le non poche difficoltà. Una volta venne organizzato un pranzo la domenica di chiusura della Festa, proprio sotto la magnolia, proposto da una associazione di solidarietà con vari piatti etnici, tra cui il “famigerato” pollo pili pili, una salsa piccante dello Zambia che devastò per 24 ore gli intestini di quelli che ebbero la ventura di degustarlo; il giorno dopo, chi tra noi che doveva iniziare lo smontaggio di fine festa, era “in barella” ma avvenne il miracolo dell'acqua all'istituto dei Salesiani di Treviglio (“i Talebani”, come li chiamavano scherzosamente noi), dove andavamo a portare tavoli e panche, che, una volta bevuta, procurò immediato sollievo alle nostre pance. Un'altra volta, di sabato pomeriggio, si era intenti alla pulizia e a smaltire la spazzatura quando arrivò nel parco una ragazza, zainetto in spalla, che richiamò la nostra attenzione: ci disse di essere venuta direttamente dalla Germania in treno alla Festa della Magnolia per assistere al concerto dei Murder By Death, un gruppo in programma quella stessa sera!


Spesso la domenica pomeriggio, ultimo giorno della Festa, quasi sempre afosissima, ci si sfogava in clamorosi gavettoni, nel più classico dei divertimenti estivi, nella più semplice e immediata forma di buon umore e di vitalità giovanile. Le storie sono tante da raccontare così come i personaggi, il Carletto elettricista factotum che ancora all'ultima sera lo vedi in giro con qualche cavo in mano, Manuel che si tuffa nel naviglio dall'alto della struttura dopo la legatura del telo, Omar che diserta la festa di compleanno del padre per partecipare allo smontaggio, e poi le chiacchierate e le discussioni davanti a un bicchiere, in piena notte, dopo il lavoro in cucina, l'attesa dell'alba, le canzoni con la chitarra sotto la magnolia, i primi amori sotto le tende nelle notti “di guardia”, il furto di alimenti dalla cella frigorifera.


La Festa della Magnolia è tutto questo e altro ancora. E' stata e continua ad essere l'evento più coinvolgente, ha permesso al Centro Attività Sociali di continuare ad esistere nei momenti più bui e difficili, cementando il legame tra le persone con una forte motivazione e sopravvivendo perfino alla pandemia del Covid 19, manifestandosi ufficialmente in forma digitale o palesandosi in diverse forme e luoghi del paese.



Omar Biffi

Carlo Calvi


 
 
 

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