Unorthodox, essere donna in una comunità chassidica
- Accorciamo le distanze

- 3 giu 2020
- Tempo di lettura: 5 min

La serie tv Netflix racconta cosa significa essere una donna nata e cresciuta nella comunità chassidica di Williamsburg.
Nell’ultimo mese è uscita una serie televisiva che ha conquistato in breve tempo un enorme successo: Unorthodox.
Debora Feldmann è l’autrice del romanzo riadattato nella serie in questione; ex-membro anch’essa della comunità ultraortodossa chassidica Satmarer, ha deciso di raccontare questo spaccato della sua esistenza, mostrando le tradizioni e le peculiarità di una comunità di persone molto lontane dal nostro mondo.
La protagonista della serie è Esty, giovane ragazza diciassettenne cresciuta dai nonni a Williamsburg, quartiere chassidico di New York, dopo che la madre è apparentemente fuggita in Germania abbandonandola. Esty cresce in una società con profonde radici religiose secolari, che si traducono in regole ferree; le punizioni per la disobbedienza sono altamente severe e quelle inflitte a chi cerca di allontanarsi dalla comunità sono l’oblio e la rimozione apparente del soggetto dai ricordi, sia personali che collettivi.
La protagonista, che in quanto donna è ancora più sottoposta a restrizioni (come il divieto di suonare e di cantare), vede nel suo imminente matrimonio combinato un nuovo inizio per una vita felice, scoprendo poi tristemente che l’obiettivo che si anteponeva a qualsiasi altro tipo di soddisfazione personale e famigliare fosse quello di dare alla luce <<un nuovo figlio d’Israele>>.
Esty si trascina per un anno problemi con suo marito, la famiglia e l’intera comunità di Williamsburg a causa della sua apparente impossibilità di rimanere incinta. Una volta appresa la notizia di aspettare finalmente un figlio, decide di prendere dei vecchi documenti per richiedere la cittadinanza tedesca ricevuti da sua madre tempo prima, procurarsi un passaporto tramite una sua conoscenza nel quartiere e scappare a Berlino per iniziare una nuova vita.
La serie si compone di poche puntate, articolate in due fasi temporali: quella del presente, in cui Esty incontra nuove persone che la coinvolgono nella loro vita permettendole di vivere tutto ciò che non aveva ancora vissuto, e quella del passato, attraverso flashback che permettono di comprendere appieno lo sviluppo della protagonista e le ragioni accumulate nel tempo che la portano a volersi distaccare a tutti i costi dalla sua cerchia d’appartenenza originaria.
Contemporaneamente al racconto di Esty, si sviluppa anche quello di Yanky, suo marito, che insieme al suo amico Moishe viene inviato dal loro Rabbino proprio a Berlino, con l’obiettivo di convincere, se non di costringere, la moglie a tornare a casa.
È proprio durante il viaggio alla ricerca della moglie che il giovane ragazzo comprende l’importanza della volontà della stessa e, soprattutto, ne comprende i bisogni e la frustrazione da lei provata a vivere in una società che le impedisce di potersi esprimere appieno. (Un esempio riguardante questo discorso è il fatto che Esty viene sentita cantare dal marito per la prima volta dopo un anno di matrimonio, a Berlino, grazie a un concorso al quale si era iscritta per caso non appena arrivata nella capitale tedesca).
È molto interessante poter avere a portata di sguardo uno spaccato di realtà, talmente lontana da noi da non riuscire nemmeno a realizzarne davvero l’esistenza. Proprio per questo motivo ho deciso di documentarmi, per quanto fosse possibile, su questo gruppo: per riuscire meglio a cogliere le sfumature delle situazioni surreali riportate all’interno della serie.
I chassidici Satmarer sono un gruppo ebreo ortodosso formatosi a fine 1800 grazie a Yoel Teitelbaum (il defunto Grande Rebbe) e vi fanno parte per lo più ebrei ungheresi riusciti a fuggire e a sopravvivere dalla Seconda Guerra Mondiale. A causa delle persecuzioni naziste, a oggi le principali comunità sono quelle di Williamsburg, quartiere della Grande Mela, e di Kiryas Joel, nello stato di New York. È proprio la sensazione di aver perso parte integrante del loro popolo, che fa porre come obiettivo primario delle comunità Satmarer il ripopolamento attraverso il matrimonio e la procreazione.
La storia e le vicissitudini di Esty dipingono appieno le usanze del gruppo, che se non spiegate non sono di semplice comprensione; ecco quindi alcune peculiarità che ho trovato particolarmente interessanti.
Tutte le donne sposate della comunità indossano una parrucca che viene imposta loro subito dopo il matrimonio. Essa ha lo scopo di non far vedere al resto delle persone i capelli della donna. Nel caso di Esty, questa imposizione viene accompagnata da una scena abbastanza forte in cui le vengono rasati a zero i capelli; questa però non è la prassi più diffusa tra le neo-spose. Semplicemente, dovendo portare il peso della parrucca sul capo tutto il giorno, spesso molte donne decidono di rasarsi la testa per non soffrire il caldo e la scomodità di dover portare questo oggetto sopra i propri capelli.
Una seconda particolarità è che la donna, una volta presa in moglie, non deve più essere sfiorata da altri uomini che non siano il marito. Questo lo si nota nella scena del matrimonio, in cui il rabbino per pregare congiunto alla sposa in una danza cantata, si connette alla stessa tramite una corda che li lega intorno ai polsi, in modo tale da poter unirsi a lei e guidarla nei movimenti senza doverla toccare.
Durante il periodo dello Shabbat, in cui si festeggia la fuga del popolo d’Israele dall’Egitto, le persone si nutrono solo dei cibi che il loro popolo aveva mangiato in quel periodo. Questo è il motivo per cui le cucine delle case chassidiche vengono foderate di carta stagnola prima di essere utilizzate per cucinare le pietanze della tradizione, in modo tale che nessun altro ingrediente non permesso possa, per sbaglio, contaminare il cibo preparato apposta per la commemorazione dell’avvenimento.
Infine, uomini e donne si apprestano a sposarsi in giovane età, non avendo mai parlato di sesso o ricevuto prima alcun tipo di educazione sessuale, se non un blando colloquio prematrimoniale da parte di una “esperta” della comunità. Per l’interpretazione dei testi sacri, l’interazione sessuale deve avvenire con il solo scopo della procreazione: uomo e donna non dormono insieme, ma in letti separati nella stessa camera; il rapporto deve essere praticato con la minima indispensabile interazione tra i due partner; i rapporti non sono liberi, ma vincolati al volere dei rabbini e tendenzialmente possono avvenire due volte al mese, con limitazioni ulteriori durante la gravidanza. La donna, durante il periodo del ciclo mestruale, è considerata impura e spesso vi sono casi in cui dopo alcuni anni di matrimonio, la moglie è ancora essenzialmente vergine a causa della scarsa o nulla conoscenza che si ha riguardo alla sfera sessuale. Quest’ultima condizione è appesantita dalla pressione sociale nei confronti della procreazione, riportata perfettamente all’interno del racconto di Unorthodox come una delle cause principali della fuga di Esty.
La comunità di Williamsburg, e più in generale quella Satmarer, viene raccontata dal regista nella maniera più oggettiva possibile e scevra da ogni giudizio, lasciando lo spettatore travolto dal fiume della narrazione, ma facendo emergere al contempo i bisogni di una giovane donna che mostra il coraggio di lasciare tutto quello che conosce alla ricerca della propria libertà.
Autore: Giorgia Verderio


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