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Ecomuseo Martesana: il nuovo sodalizio tra natura e museo


Intervista a Benigno Calvi, coordinatore di Ecomuseo Martesana


Ecomuseo Martesana è un'associazione culturale che si occupa di valorizzare il territorio compreso tra Adda, Martesana e Milano est. Si tratta di una APS (Associazione di Promozione Sociale) che si avvale dell’ausilio di un referente scientifico e di un comitato di esperti ed esperte per la consulenza.


Il progetto è nato a maggio 2015, in occasione di una riunione di sindaci locali per discutere della proposta PLIS Martesana (Parco Locale di Interesse Sovracomunale). Essendo quest'ultimo di difficile realizzazione, a causa dei tempi e delle difficoltà burocratiche, si è deciso di percorrere la strada dell' “ecomuseo”. In termini profani, tale concetto conduce verso una nuova idea di museo, senza pareti e senza confini: una dimensione diffusa e integrante, in cui l'area tutelata è il bene prezioso.


Nel 2016 Ecomuseo Martesana è stato fondato a Inzago, con 17 membri fondatori (tra cui alcuni comuni, associazioni e la BCC, una banca allora presente a Carugate e Inzago).


Al giorno d'oggi il gruppo si è infoltito: le persone associate sono quasi 100, con un considerevole aumento di entità comunali e associative. Hanno fatto il loro ingresso anche alcune reti di secondo livello (come Circoli ACLI, Pro Loco e Centri di azione giovanile), aziende, istituti scolastici e singoli cittadini. Il numero dei tesserati è in costante aumento, anno dopo anno.


L’associazione si è anche dotata di una sede, presso la Villa Daccò di Gessate, ma esistono diversi poli lungo tutto il territorio della Martesana. Una parte del lavoro dell'associazione è inoltre in formato digitale, oltrepassando così i confini comunali per una fruizione più completa e immediata.


La grandezza e la differenza del territorio ecomuseale sono in effetti tra le prime problematiche che Ecomuseo Martesana ha dovuto affrontare: si parla da una parte di un’utenza poliedrica (si consideri il singolo individuo, con una determinata etnia, lingua e tradizione, ma anche una data comunità, con peculiarità come la giunta comunale vigente o le proprie tradizioni), dall'altra di configurazione territoriale. Si tratta dunque di una doppia difficoltà: creare la proposta migliore nell'interesse di tutti gli abitanti e trovare una formula unitaria per inquadrare l’intero spettro del patrimonio ambientale. Quest'ultimo infatti si caratterizza in un caleidoscopico alternarsi di aree verdi e urbane, ognuna con identità propria. In merito invece alla prima questione, è necessario trovare modalità volte a comprendere la popolazione della Martesana e, tramite le conclusioni tratte, poter formare un bacino di utenza solido. La fruibilità del progetto incappa però nel cosiddetto "campanilismo", ossia nell’intenzionale miopia di una persona o di un gruppo ad aprirsi ad un'ottica più ampia del proprio paese. Mancando la comune volontà e l'interesse per la compartecipazione, oltre a una governance amministrativa sul territorio, è ovviamente irrealizzabile un progetto che poggi sull'unione di più realtà!


Malgrado le difficoltà, sono stati raggiunti importanti traguardi. Prima di tutto vi è un lavoro di individuazione e catalogazione delle attrattive del territorio, al fine di poterle proteggere e valorizzare. In tal senso il catalogo dell'Heritage (ossia del patrimonio) di quasi tutta la Martesana è stato quasi completato ed è stato pubblicato il libro Ville di delizia e dimore storiche della Martesana. Di recente Ecomuseo Martesana ha anche realizzato, insieme ai suoi soci di Emisfero Destro Teatro di Cassina de Pecchi, un lungometraggio formato da brevi filmati autoprodotti da oltre 150 cittadini, chiamato Lento fluire.


Si sono poi organizzate iniziative concrete di preservazione ambientale e di cultura, nell'ottica di creare un ecosistema unito tra i comuni e la natura. Per citarne solo alcune: l'associazione ha promosso il convegno per la salvaguardia del Mulino Vecchio di Gorgonzola; con la collaborazione del Fontanile di Rodano, ha valorizzato le sorgenti della Muzzetta (una riserva naturale formata da tre fontanili congiunti). Sul territorio, oltre a interventi pratici come la creazione di aree di sosta presso la pista ciclabile e un impianto di segnaletica lungo il Naviglio, Ecomuseo Martesana ha creato un negozio virtuale (piattaforma Spreadshirt), in cui vengono venduti prodotti eticamente ed ecologicamente garantiti dall'ente. Due anni fa ha inoltre realizzato Festa Sana in Martesana, un protocollo di buoni comportamenti da assumere in occasione di feste popolari in zona, al fine di diminuire i consumi e gli sprechi.


Ogni progetto viene riportato sul sito del gruppo (https://ecomuseomartesana.it/, dove si trovano in aggiunta informazioni, contatti e modalità di tesseramento), ma è stata creata anche una newsletter per maggiori aggiornamenti e ulteriori approfondimenti.


Tutti gli sforzi sono veicolati per obiettivi ben precisi, come enuncia il coordinatore Benigno Calvi:


"La nostra prospettiva nel medio termine è il progetto di “Smartland Martesana” (città intelligenti in un territorio intelligente) cioè la realizzazione di un patto di comunità.

Il progetto si articolerà in due percorsi differenti ma destinati ad interfacciarsi e incrociarsi: da un lato le Amministrazioni pubbliche saranno chiamate ed aiutate ad organizzarsi per programmare, assieme e in un’ottica sovracomunale, lo sviluppo della Martesana, anche con l’aiuto di fondi privati ed europei; dall’altro le organizzazioni della Società Civile, reti, associazioni, organizzazioni, esperti, e cittadini attivi saranno chiamati a creare una piattaforma comune o Osservatorio della Martesana, sussidiaria e collaboratrice con le Istituzioni pubbliche per verificare come prosegue il processo di sviluppo della “città-parco”.


In questa vision di Smartland Martesana non mancherà il progetto, per ora un sogno o meglio un’utopia creatrice, di rendere navigabile il Naviglio della Martesana e con lui tutto il sistema dei navigli lombardi, salvaguardando ovviamente il ruolo dell’acqua come elemento base per lo sviluppo agricolo, ma aprendo anche uno spazio immenso per lo sviluppo del turismo di prossimità ed il benessere della popolazione residente.


Altri progetti impegnativi e innovativi riguardano:

  • il tema delle mappe di comunità da realizzarsi con il fondamentale aiuto delle Pro Loco e di tutti gli attori locali disponibili;

  • il tema della trasmissione delle nostre radici identitarie alle nuove generazioni attraverso un percorso didattico multimediale che proporremo all’intero Sistema Scolastico della Martesana".

Dalle sue parole si capisce quanto l'uomo e la natura debbano andare di pari passo: un’impresa certo ambiziosa, ma magnifica. Il coordinatore continua:

"Ogni Ecomuseo, pur essendo questa forma associativa regolata da una legge regionale (L.R. 25/2016), è di fatto diverso l’uno dall’altro, perché la sua identità non è data da un edificio o da un tema, come un museo tradizionale, ma da un territorio in cui sono presenti elementi naturali e antropici, storici e geografici, memorie e progettualità, emozioni e culture diverse, uomini, animali e vegetali, patrimonio paesaggistico, materiale e immateriale.


La definizione più semplice mi fa dire che l’ecomuseo è un museo diffuso delle attrattività di un territorio. Ma è veramente troppo semplicistico fermarsi qui: questo sarebbe solo un fermo immagine mentre invece potrei aggiungere tranquillamente che Ecomuseo Martesana è un organismo di sviluppo comunitario, un facilitatore che tende a includere i diversi attori istituzionali, sociali, individuali, pubblici e privati in un processo di sviluppo basato su di un vero e proprio patto di comunità.


Nel nostro caso l’area della Martesana è definita nei documenti ufficiali di Città Metropolitana, di cui costituisce di fatto la Zona Omogenea Adda-Martesana, come un territorio di infrastrutture verdi e blu per una città-parco! Ecomuseo condivide questa definizione e intende valorizzarla segnatamente intervenendo in tre ambiti: cultura, paesaggio e turismo".


L'Ecomuseo Martesana è dunque una nuova realtà locale che ci mostra un modo innovativo di vivere l'ambiente e, in particolare, il proprio territorio. Il concetto è forse una flebile eco di quella concezione di mondo idilliaco tanto profetizzata nella letteratura antica. A partire dal poeta greco Esiodo (VIII a.C.), si narra infatti del "mito delle cinque età": l'umanità viene concepita come destinata a degenerare, con l’avanzare delle fasi, fino alla sua distruzione, per poi rinascere e ripercorrere tutto da capo. Nella cosiddetta età dell'oro, il primo periodo esiodeo, viene descritta un'epoca di vita bucolica e agreste, in cui l'uomo è in simbiosi completa con la natura. Il progressivo allontanamento da essa, insieme a discordia e ingiustizia, portano gli uomini alla rovina: perdendo l’armonia con l’ambiente si perde se stessi.

È forse con tale sostrato culturale che implicitamente sono state viste alcune popolazioni, considerate più "semplici", ai tempi delle colonizzazioni del XVI secolo. Malgrado sono stati erroneamente giudicati all'inizio come selvaggi e arretrati, suddetti popoli (soprattutto in Africa e America Latina) hanno tuttavia conservato un intimo rapporto con l'ambiente, che in seguito è stato loro riconosciuto. È più di una coesistenza tra uomo e natura: è un’ancestrale appartenenza, un sodalizio sublime e genuino, che purtroppo si è perso nei successivi capitoli della Storia (a parte qualche rara e piccola eccezione).


Dovremmo forse raccogliere l'eredità di questi uomini e ripercorrere le orme esiodee, ma senza ricadere in una stagnante degenerazione: miriamo a fare realmente parte del nostro ecosistema, come elementi armonici e non disturbanti.


Il concetto di "ecomuseo" dev'essere considerato un passo avanti in questa direzione e, forse, nell'attuazione pratica e compiuta della legislazione italiana. Il bene paesaggistico sembra che venga sempre più trattato come un bene culturale: finalmente l'ambiente non viene più concepito in una categoria a parte, avulsa da alcuni accorgimenti che vengono riservati ai musei tradizionali. Il fatto di camminare sopra l'oggetto della tutela ovviamente è una connotazione di differenziazione, ma ciò non fa che rendere ancora più importante il modo di trattarlo. La considerazione della natura come patrimonio pubblico ora non si ritrova solo a un livello etico e ambientalista, ma anche nel campo dell’applicazione della legge di materia culturale: adesso, in aggiunta, si preserva il valore estetico, storico e "artistico" di un ecosistema. Vedere il proprio territorio come effettivamente un “bene comune” è dunque il primo passo per poter riconquistare la giusta dimensione del mondo.


 

Autore: Bianca Maria Calvi


 
 
 

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