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Il sapore dolceamaro dell'età

Prima di iniziare la lettura ti consigliamo di dare un'occhiata alla descrizione del progetto.

Foto 1: Un'infagottata Irene mentre trascorre l'estate in montagna.

Foto 2: Le ballerine di Irene volutamente bucate per evitare dolore al piede.

Foto 3: Il sostegno di Irene: utile per scacciare i gatti e immancabile tocco di stile.

Foto 4: Irene con i suoi cani Lola e Nuvola: amati compagni di vita.

Foto 5: Irene che sfoglia le sue parole crociate.

Foto 6: Irene in montagna, con Matilde, mentre beve la Caotina calda.


Matilde, una delle nipoti e l'autrice delle fotografie della rassegna, mi ha parlato a lungo di sua nonna. Con lei ha avuto un rapporto complesso, via via più articolato nel tempo.

In gioventù mal si accorda con la rigidità e la formalità di Irene. Le suscita quasi antipatia per un periodo, perché la forza a studiare ed è una nonna molto inquadrata e severa. Poi l'età la ammorbidisce, ma con la dolcezza arriva anche la graduale perdita di sé. La mente si annebbia e il corpo cede. Ora l'energia viene meno e i dolori avanzano.


È triste trovarsi quando una delle due si sta perdendo. Ogni nipote è colma di tenerezza per una nonna che passa dall'accudire all'essere accudita. È arrivato, e arriva sempre, il momento di ricambiare: dopo anni in cui ci tenevano le mani, tocca a noi giovani porgere il braccio alle anziane. Le donne che ci hanno guidato per la strada senza farci inciampare ora ci guardano con aria interrogativa, aspettando che indichiamo loro la via. Non importa quanta ostinazione e orgoglio abbiano, ormai hanno bisogno di noi. Hanno perso la corazza della sicurezza e così emergono le fragilità, che vanno protette. Una situazione tale non può che avvicinare, costruendo quasi un rapporto migliore. Una nuova occasione proprio quando, purtroppo, una nonna sta appassendo.

L'inizio di questa fase di smarrimento di sé, può però portare anche a una rifioritura. Vedere un po' sfumati i contorni della propria identità ha un effetto disinibitorio. Tutte quelle costruzioni artificiali, i divieti, i freni, le convenzioni sociali, si dissolvono, come fumo disperso da una folata di aria fresca. Ora cadono le maschere, si tolgono i costumi, si scende dal palco: l'esibizione è stata fatta, si è già dato; adesso ci si può riposare. Ci si può lasciare andare.


E questo succede anche a Irene. Inizia a scrollarsi di dosso quell'etichetta da classe borghese, specie dopo la morte del marito, il cui lavoro ha sempre implicato un certo codice di comportamento. Benché rimanga vanitosa, non è più così schiava dell'apparenza. Diventa anche una donna meno formale, meno rigida: il peso dell'educazione familiare finalmente cade giù. Cede ad alcuni eccessi, soddisfa le voglie, dà più ascolto all'istinto che al dovere. Per esempio si rilassa spesso sul divano, ormai non si limita più nel cibo e si concede qualche bicchiere. Matilde mi racconta addirittura di episodi in cui un brindisi di troppo porta a un attacco di sonnolenza repentina al tavolo della cucina. Non possiamo che sorridere al pensiero, un po' perché il racconto è simpatico di per sé, un po' perché scene del genere sono simili a quelle dei nostri nonni. In fondo tutti gli anziani tornano teneramente bambini.


Nel 2023 Irene spegnerà 97 candeline: è all'età dei dolori e delle pillole, ma ora ha anche la libertà. Finalmente riesce a lasciarsi andare, a mostrare il proprio io. Si dice che l'anima e il corpo siano parti di un unico insieme, in un atavico gioco di equilibri. Forse quando il secondo viene meno, la prima può sprigionare davvero le sue potenzialità. Se tutto ciò fosse vero, di sicuro Irene Camber è una grande donna, ancora più di quanto sappiamo adesso.





Un pensiero speciale va a Matilde. Grazie per la tua disponibilità e per averci mostrato, attraverso l'obiettivo e lo sguardo da nipote, la tua Irene.

 

Fotografie di: Matilde Corno


Monza, 1995. Dopo il liceo classico si trasferisce a Londra e si laurea in

Photojournalism and Documentary Photography alla LCC, London College of Communication, con tesi sulla fotografia dronica e la differenza tra il suo uso bellico e il suo uso artistico. Il progetto fotografico di laurea “FM105,4: radio magic” racconta lo scenario pagano del XXI secolo in Inghilterra, con un mix di ritratti e paesaggi mistici. Dopo aver viaggiato in Sud America, torna a Monza, dove insegna in una scuola elementare e fa l’assistente al fotografo Marco Valli.

Oggi lavora presso uno studio di fotografia analogica a Precotto, Milano. Nel 2020 vince il Premio Riccardo Prina “un racconto fotografico” permettendole di fare la sua prima mostra individuale al museo MAGA di Gallarate.


Contatti:

MAIL matilde.corno@gmail.com



Autore dei testi: Bianca Calvi




 
 
 

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