Il moralismo subdolo di chi si crede buono
- Accorciamo le distanze
- 24 mar 2021
- Tempo di lettura: 7 min

Essere simpatici è un pericolo di cui dovremmo preoccuparci. La gente simpatica è superficiale, ingenua e intellettualmente disonesta. Non essere simpatici significa invece prendere sul serio le questioni che a parole ci stanno a cuore, ma che in realtà non consideriamo. L’onestà intellettuale impone una presa di coscienza di cosa significa rispettare i diritti umani, gli ultimi, l’altro e pretende delle prese di posizione esplicite: o tutto ciò ci interessa, o no.
‹‹Riuscire simpatici è necessario perché il contatto con la realtà avvenga senza attriti››, così pensava la gente simpatica descritta da Bertrand Russell. Chi è simpatico? ‹‹Le zie zitelle, specialmente se sono ricche; simpatici sono i ministri della religione››. Russell descriveva la società vittoriana, i suoi pregiudizi, le persone bene educate che però in realtà non si curano, perché non vogliono, di mettere in pratica ciò che professano. Anch’io mi propongo di elogiare la gente simpatica. Non posso però farlo senza prima informarvi di chi io considero, al giorno d’oggi, gente simpatica: simpatici sono tutti coloro che sono attenti agli altri, che si comportano bene, che rispettano le regole, si indignano quando i diritti vengono calpestati. Hanno imparato a scuola che bisogna fare così: sono stati attenti, hanno studiato. Terenzio diceva ‹‹Nulla di ciò che è umano mi è estraneo›› e loro ci credono. ‹‹Restiamo umani›› è il loro motto. La gente simpatica sotto sotto è buona, crede a tutti questi sani principi fermamente.
Per questo, la prima distinzione da proporvi è quella tra gente simpatica e chi si finge tale, ma simpatico non è. Al secondo gruppo appartiene chi, ad esempio, butta via le coperte ai senzatetto, ma poi quando viene ucciso un prete che ha dedicato l’intera vita ai bisognosi accorre ad elogiarlo al funerale. Oppure, tutti coloro che ‹‹Non sono razzista, ma…›› e ‹‹Non ho nulla contro i gay, però si devono proprio baciare davanti ai bambini?››. Non sono simpatici questi individui. Ma loro stessi sanno di non esserlo e non gli dispiace. Certo, quando è imposto dalle circostanze, quando non possono sottrarsi, allora si devono fingere simpatici. Ma sanno benissimo che è solo una finzione, lo sanno loro come lo sappiamo noi. Se fossero simpatici veramente, certe cose non le penserebbero. Chi non è simpatico è un problema? Mah, non tanto, basta conoscerlo. Se sai che tua zia odia gli immigrati e non donerebbe un euro per nessuna opera a fin di bene (certo lo fa in chiesa, ma altrimenti sai che scandalo?), non ti farai abbindolare dai suoi elogi al povero prete di Como ucciso mentre prestava soccorso agli indigenti. Chi non è simpatico non è un problema.
La gente simpatica è il vero problema, perché anche se siamo tutti simpatici, beh, i poveri muoiono lo stesso. Certo, se non sei simpatico e non ti interessa, non hai molte colpe. Ma se secondo te la vita umana è importante, i diritti umani sono inviolabili, allora oltre a restare umano puoi anche agire in questo senso. E se agire significa condividere gli hashtag su Twitter o ripostare le frasi di Cathy La Torre, mi sa che c’è un problema. Molta gente morirebbe di fame, o di freddo, senza un qualche aiuto. Per fortuna c’è gente che se ne occupa, che attivamente porta un pasto caldo o fornisce un letto a chi ne ha bisogno, ma di certo non è la gente simpatica a farlo . Se la gente simpatica veramente si applicasse in quello che professa, la fame nel mondo sarebbe già sconfitta. Ogni ingiustizia sarebbe solo un vecchio ricordo. A Lipa, in Bosnia, migliaia di migranti vivono in condizioni disumane, proprio alle porte dell’Europa, patria dei diritti umani (e delle persone simpatiche, a quanto pare). L’Europa non li accoglie e non se ne cura, preferisce occuparsi d’altro. Si occupa, ad esempio, di elargire miliardi a un dittatore perché davanti alle sue porte nemmeno ci arrivino. Oppure, con gran vanto di aver risolto il problema migranti, qualche stato paga affinché in Libia centinaia di migliaia di esseri umani vengano rinchiusi in quelli che, se fatti sul suolo europeo sarebbero dei lager, ma lì sono, quando lo si ammette, prigioni.
Avevo detto che la gente simpatica era un problema e continuo a sostenerlo, perché queste violazioni dei diritti umani, li ha compiuti la gente simpatica. Chi non è simpatico non li compie? Certo che li compie, ma lo ammette, o comunque non lo maschera. Fece tanto scalpore una dichiarazione di una sindaca toscana, la quale, all’accusa di tenere più ai cani che ai migranti, rispose ‹‹I chihuahua non sbarcano a migliaia sulle nostre coste, i migranti sì››. E allora giù accuse, le vesti si stracciano, le affermazioni di disapprovazione fioccano. Fioccano proprio da chi strinse accordi preferendo i lager agli sbarchi. Ora, chi tiene più ai cani che alle persone? Suppongo entrambe le categorie, solo che almeno la sindaca lo ammette. La gente simpatica proprio non ci riesce a non speculare sulle tragedie altrui: ‹‹I can’t breathe›› ripeteva George Floyd e così ripeteva la gente simpatica. Peccato che quando un sindacalista si incatenò per protesta dove si svolgevano gli stati generali dell’economia, la gente simpatica non lo fece entrare. Lui voleva solo che le storie dei braccianti, per la maggior parte immigrati e clandestini ma non solo, venissero ascoltate. Ma alla gente simpatica a quanto pare non interessava. Interessa di più ciò che avviene all’estero che ciò che avviene in casa. Perché interessa di più ciò che avviene lontano da noi, nel tempo o nello spazio? Perché si è giustificati a non occuparsene. Ciò che avviene in Egitto, in Libia, in Turchia, negli USA, non dipende da noi, quindi possiamo indignarci su Twitter senza problemi. Quando però muore di freddo qualcuno nella tua città è difficile fare un post su Instagram, piuttosto sorvoli sull’argomento. Giulio Regeni sì, un affitto pagato a chi una casa non ce l’ha no. La gente simpatica non è cattiva, semplicemente tratta questi argomenti con leggerezza o superficialità. Le hanno insegnato che i diritti umani sono una cosa buona, lei stessa non odia nessuno e non ha pregiudizi, solo, non approfondisce la questione, per tempo, voglia o altri motivi e quindi non se ne cura. Perché non se ne cura? Alla gente simpatica stanno a cuore gli altri, lo continua a ripetere e ingenuamente ne è convinta. Ingenuamente, perché tutti questi diritti e libertà individuali sbandierati come importanti e interessanti, a volte cozzano contro i suoi interessi. Partiamo dall’alto: certo, un partito di governo potrebbe forse cercare di occuparsi dei diritti degli ultimi, dei dimenticati, di chi non ha potere politico. Ma non può farlo scontrandosi contro chi il potere politico ce l’ha. Prendiamo la vicenda dello ius soli, o il fenomeno del capolarato, o il lavoro nero in cui sono schiavizzati migliaia di migranti. Possiamo anche dichiararci dispiaciuti e pronti a combattere questa vergogna perpetrata sul suolo italiano. Ma se fare ciò comporta la regolarizzazione di centinaia di migliaia di persone, o la concessione dello ius soli ai loro figli per evitare che anche loro si trovino in futuro in una situazione simile, allora no. No perché, almeno adesso, l’opinione pubblica, quella di chi vota, è contraria. Un’operazione del genere fa solo perdere voti e, se sei un partito, ti importa di chi vota, non di chi non lo fa. Regolarizzare i migranti è un’operazione contro i tuoi interessi, quindi tranne qualche accenno non te ne farai mai carico seriamente. La politica in questo senso non si comporta in modo diverso dalla gente normale, solo che quest’ultima è meno esposta ai media e non si vede. Se esistono i braccianti schiavizzati, esiste anche chi li schiavizza. E questi non sono (non qui in Italia almeno) le grandi multinazionali, contro cui è facile puntare il dito, ma le persone comuni, gli agricoltori con un piccolo o medio appezzamento. Chi sfrutta i lavoratori nel proprio campo, magari li paga in nero e li assume solo per un lavoro stagionale e poi non si cura di dove vivano e di come sopravvivano negli altri mesi dell’anno, anche se professa il gran rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, non vorrà che vengano rispettati davvero. Ciò andrebbe contro i suoi interessi. E questo è solo un esempio. Se tutta la gente simpatica, la gente comune simpatica, si comportasse come afferma sarebbe giusto fare, in Italia il lavoro nero, il caporalato, la povertà e l’indigenza sarebbero già sconfitte, o comunque un fenomeno marginale portato avanti da pochi malvagi. Ma basta guardarsi intorno per capire che non è così che funziona il mondo, che è la gente comune in primis a creare e alimentare sfruttamento e disinteresse verso l’altro. La gente simpatica è così premurosa che le stanno a cuore tutti, così subdola che le stanno a cuore solo i suoi. E qui arriviamo all’ultimo punto: i diritti umani, universali, che valgono per tutti e per ciascuna, non esistono. O meglio, non è che valgano imperituri senza che davvero ci si impegni a farli valere, e, soprattutto, non è sempre conveniente farli rispettare. Non siamo, e non saremo mai, tante persone che si tengono per mano e fanno il girotondo nel rispetto del diritti di tutti. Solo gli ingenui potrebbero pensarlo. Riflettendo un po’, è evidente che l’umanità non esiste, ma esistono interessi individuali o di gruppo, costantemente in lotta tra loro. Se esistesse davvero l’umanità, se avesse un valore, se fosse conveniente restare umani, lo saremmo già tutti. Purtroppo è conveniente proprio il contrario. Che messaggio può lasciare un articolo del genere? Nessuno, a parte sforzarsi di essere intellettualmente onesti. La gente simpatica è il male maggiore proprio perché, volente o nolente, non è intellettualmente onesta. Non ammette che i diritti umani hanno un costo, che farli rispettare davvero comporterebbe delle modifiche sostanziali al proprio stile di vita, a discapito dei propri interessi. Non vuole ammettere che il modo in cui lei vive comporta che miliardi di persone non possano godere dei diritti di cui lei gode e che professa siano tanto importanti. Spesso, nel decidere come comportarsi e come porsi di fronte al mondo, non esistono soluzioni facili. Spesso vi è un profondo conflitto tra ciò che importa e ciò che dovrebbe importare. E comportarsi come fa la gente simpatica è un modo per non rispondere al problema. Comportarsi come la gente simpatica significa prendersi in giro da soli. Chi scrive spesso si comporta come la gente simpatica. Forse lo è, ma in certi momenti se ne rende conto e ragiona su come non esserlo. E se non esserlo significa ammettere come la si pensa su questioni spinose e aperte al ludibrio pubblico, allora meglio così. Non voglio fare la morale a nessuno, ognuno la fa a se stesso, per cui non sono nelle condizioni per farlo. Solamente, penso che se c’è qualcosa di importante, questo sia l’onestà intellettuale: sapere che, come affermava Bertrand Russell, ‹‹La gente simpatica è quella che ha pensieri osceni››, pensieri che però nasconde.
L’articolo originale di Russell è ‹‹Gente simpatica››, pubblicato in B. Russell, Perché non sono cristiano, TEA.
Autore: Giovanni Marcone
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