La donna dei record
- Accorciamo le distanze
- 15 giu 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Prima di iniziare la lettura ti consigliamo di dare un'occhiata alla descrizione del progetto.
Foto 1: Irene si toglie la maschera alle Olimpiadi 1952
Foto 2: Irene con una sua compagna di fioretto
Foto 3: Breve biografia di Irene Camber con i suoi successi
Foto 4: Irene in una delle sue foto storiche con la divisa olimpionica italiana
Foto 5: Irene con la Nazionale ai Mondiali del 1957. Alla sua destra Velleda Cesari, grande atleta e amica
Foto 6: Certificato al merito sportivo del 1958 da parte del presidente della Confederazione generale dell'industria italiana
Irene Camber vince l'oro alle Olimpiadi di Helsinki del 1952.
<<Furono due lunghi giorni di gara nei quali l'azione sulla pedana si alternò a lunghe ed estenuanti attese. Ad ogni match consideravo le alternative: o si vince o si perde, ovvio, ma data per scontata la sconfitta, pensavo tra me e me: "vale la pena di lottare per renderla quantomeno onorevole!". E una volta in vantaggio mi ripetevo: "tanto vale ora non mollare, stringi i denti Irene e vai avanti!". E alla fine di ogni match la vittoria arrivava senza che l'avessi cercata con ostinazione! >>
Così parla Irene stessa della sua esperienza, ma forse anche suo padre userebbe le stesse parole. Di sicuro l'atteggiamento da lei adottato è quello che Giulio Camber ha sempre voluto trasmettere alla figlia: forza di volontà e continua capacità di miglioramento. Dimostra infatti di aver fatto tesoro dell'esperienza di quattro anni prima a Londra, mettendoci più determinazione. Arriva così l'occasione della semifinale, che viene vinta. Rimane solo l'ultima prova per il primo gradino del podio.
Il 27 Luglio la sfida è tra Camber ed Elek, l'ungherese che aveva già conquistato l'oro olimpico a Berlino nel 1936. La competizione è un testa a testa fino alla stoccata decisiva, quando Irene conclude il match vittoriosa. Ha saputo sfruttare le occasioni fornite dalla Elek e ha impiegato l'esperienza ottenuta in allenamento, che le ha conferito destrezza e dimestichezza con i mancini. Insomma, una dose di fortuna ma anche tanta tecnica, che portano a mosse sorprendenti e un imprevisto risultato.
"L'inattesa Camber": così viene ribattezzata. Nessuno si aspettava la sua vittoria! Il fatto è stato così eccezionale che persino i giornali ne hanno parlato molto, anche se la scherma femminile era ignorata di solito. Qualcosa è cambiato. La donna inizia finalmente a mostrare un'immagine non stereotipata né tradizionale: non è più incastonata nelle quattro mura domestiche, ma equipara l'uomo anche in un ambito competitivo e di prestazione come lo sport. Camber è tra le prime ad aprire la strada alle campionesse che seguiranno dagli anni '60 in poi.
Inoltre, malgrado sia passata quasi inosservata rispetto ai suoi successi sportivi, Irene si fa portatrice anche di un'altra avanguardia femminile: nel 1950, ancora prima di vincere le Olimpiadi, si laurea in Chimica Industriale. È tra le prime donne a laurearsi in una facoltà scientifica: un altro ambito competitivo e dall'elevato impegno mentale, un altro monopolio strappato agli uomini.
In generale i tempi stavano maturando per nuovi traguardi femminili. A livello politico, nel 1946 è stato già conquistato il diritto di voto alle donne ed esse hanno ora la possibilità di partecipare alla stesura delle leggi e alle decisioni economiche. Inoltre in quegli anni si stavano sviluppando delle norme per la tutela della lavoratrice madre. Si era accesa una scintilla, quella dei diritti di genere, destinata a divampare per decenni nelle lotte per i diritti e nelle rivendicazioni. Un fuoco che non si è ancora spento.
Dopo aver lottato per il diritto di essere un umano al pari della controparte maschile, di avere un'anima di egual valore, la donna si batte per mostrare quanto anche il suo corpo e la sua mente non siano da meno. Irene Camber, la cui vita è stata spesso dettata da una situazione contingente piuttosto che dall'intenzione, non ha mai pensato di diventare una delle madri del femminismo, eppure per certi versi lo è stata.
Un pensiero speciale va a Matilde. Grazie per la tua disponibilità e per averci mostrato, attraverso l'obiettivo e lo sguardo da nipote, la tua Irene.
Fotografie di: Matilde Corno
Monza, 1995. Dopo il liceo classico si trasferisce a Londra e si laurea in
Photojournalism and Documentary Photography alla LCC, London College of Communication, con tesi sulla fotografia dronica e la differenza tra il suo uso bellico e il suo uso artistico. Il progetto fotografico di laurea “FM105,4: radio magic” racconta lo scenario pagano del XXI secolo in Inghilterra, con un mix di ritratti e paesaggi mistici. Dopo aver viaggiato in Sud America, torna a Monza, dove insegna in una scuola elementare e fa l’assistente al fotografo Marco Valli.
Oggi lavora presso uno studio di fotografia analogica a Precotto, Milano. Nel 2020 vince il Premio Riccardo Prina “un racconto fotografico” permettendole di fare la sua prima mostra individuale al museo MAGA di Gallarate.
Contatti:
SITO www.matildecorno.com
MAIL matilde.corno@gmail.com
Autore dei testi: Bianca Calvi
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