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Un padre per la figlia: Giulio Camber

Prima di iniziare la lettura ti consigliamo di dare un'occhiata alla descrizione del progetto.

Foto 1: Giulio Camber, papà di Irene e poeta di guerra

Foto 2: Da sinistra Irene, suo fratello Riccardo e sua sorella Giulietta

Foto 3: Tanti baci dal tuo moroso Giuli (lettera d'amore alla moglie Mira)

Foto 4: Poesia "Il mio funerale" tratta da "La Buffa" del 1935

Foto 5: Irene e Giulietta da giovani

Foto 6: Primo piano di Irene Camber da bambina


Irene Camber proviene da una normale famiglia triestina: padre, madre, fratello e sorella. I genitori non sono duri con lei, ma impartiscono una rigida educazione. Ognuno ha un dovere e deve farlo bene. Il successo è ciò che ci si aspetta, la sconfitta una mancanza di applicazione e volontà. Tale atteggiamento è evidente soprattutto nel padre, Giulio.


È una figura genitoriale severa, che impone a sua figlia la scherma ed esige impegno nello studio. È scorretto però definirlo un cattivo padre: la formalità e l'intransigenza sono solo proprie dei suoi tempi, non vanno confuse con freddezza e pochezza di sentimenti. Giulio anzi si impegna non solo perché i figli raggiungano dei traguardi, ma anche perché diventino brave persone. Il suo insegnamento risuona ancora oggi nelle parole di Irene:

<<Due sono gli atteggiamenti per chi pratica lo sport: essere corretti e leali oppure mirare al successo a ogni costo. Due imperativi contraddittori che ritroviamo anche nella scuola e più tardi nella vita. Grande è l'importanza dell'atteggiamento dei genitori. È difficile per loro trovare sempre il comportamento più idoneo >>.

La bambina, chiamata a giudicare l'ambiente che l'ha formata, è ormai una donna: rivolge ora un pensiero benevolo al suo passato, anche se le ha lasciato ansia da prestazione e mania di perfezionismo. Del resto, per quanto lo si desideri, è inutile rinnegare il proprio contesto familiare, che detta i parametri di valutazione sul mondo: la famiglia viene sempre con noi. E noi ne portiamo dietro gioia e dolore, bello e brutto.


L'infanzia di Irene è dunque come tante altre, fino all'inizio della Seconda Guerra Mondiale. La situazione diventa difficile, specie per una città di confine come Trieste, e Giulio in particolare è in una posizione precaria. Durante la prima guerra ha già dato prova di insubordinazione, disertando dall'esercito austro-ungarico per arruolarsi in quello italiano. Inoltre ha pubblicato nel '35 la raccolta di poesie "La Buffa", sequestrata dal prefetto di Trieste in quanto antibellica e ora dichiarata antinazionalista. I timori non sono del tutto infondati: la famiglia Camber nasconde per un certo periodo Cecilia Fano, un'amica ebrea. Non si simpatizza dunque per il regime fascista.


Nel 1941 Irene vince la semifinale di scherma del torneo nazionale a squadre a Senigallia. Per un mancato incontro alla stazione, non riesce a comunicarlo al padre di persona, che nel frattempo si è trasferito a Bologna perché richiamato al Tribunale dell'VIII^ Armata. Non potendo tollerare l'infelice incombenza di giudice militare, chiede di tornare al fronte. Parte così per l'Albania, dove morirà lo stesso anno per una caduta da cavallo. Giulio lascia la figlia ad affrontare da sola la vita, di sicuro prima di quanto avrebbe voluto. La sua guida è tuttavia presente: un fardello pesante, che però Irene riesce a portare bene o male a schiena dritta, come le ha insegnato il suo papà.




Un pensiero speciale va a Matilde. Grazie per la tua disponibilità e per averci mostrato, attraverso l'obiettivo e lo sguardo da nipote, la tua Irene.

 

Fotografie di: Matilde Corno


Monza, 1995. Dopo il liceo classico si trasferisce a Londra e si laurea in

Photojournalism and Documentary Photography alla LCC, London College of Communication, con tesi sulla fotografia dronica e la differenza tra il suo uso bellico e il suo uso artistico. Il progetto fotografico di laurea “FM105,4: radio magic” racconta lo scenario pagano del XXI secolo in Inghilterra, con un mix di ritratti e paesaggi mistici. Dopo aver viaggiato in Sud America, torna a Monza, dove insegna in una scuola elementare e fa l’assistente al fotografo Marco Valli.

Oggi lavora presso uno studio di fotografia analogica a Precotto, Milano. Nel 2020 vince il Premio Riccardo Prina “un racconto fotografico” permettendole di fare la sua prima mostra individuale al museo MAGA di Gallarate.


Contatti:

MAIL matilde.corno@gmail.com



Autore dei testi: Bianca Calvi




 
 
 

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